Parafrasando Gaber, io non mi sento renziano e per fortuna o purtroppo non lo sono. Ed è per questo che sono oramai impossibilitato ad affrontare qualsiasi questione d’attualità politica. La mia indole mi porterebbe ad essere un fustigatore del tanto vituperato uomo solo al comando, non tanto per avversione personale allo scaltro funambolo fiorentino, quanto per naturale rapportarmi al potere, specie se così dilagante e incontrastato. Ma tra cazzoni padani folgorati sulla via lepenista e accoliti invasati dell’atroce photoshoppista genovese, tutti abbonati a un blablabla mediatico ogni giorno più stantio; tra ottuagenari ex ex ex che evocano il rinnovamento proponendosi come sindaci meneghini; tra validi sindacalisti in via di mummificazione, cronicamente titubanti a sciogliere il nodo della discesa in campo una volta per tutte; tra sofisti minoritari salottieri e cattedratici, solisti dell’onanismo benaltrista nel migliore dei mondi possibili, il rischio di finire per ritrovarmi tra le già nutrite file del renzismo è troppo alto. Non che Renzi sia immune da difetti: anch’egli è incline alla patria cazzonaggine, ma il suo essere cazzone non si spinge di un millimetro più in là di quanto dovuto al Moloc della deriva mediatica e della nullaggine nazionale; una cazzonaggine che Renzi cavalca necessariamente, conscio che senza quel cavallo in Italia non è possibile raggiungere il consenso maggioritario. Per il resto, il magnifico rettore delle sorti italiche giganteggia anche nelle sue performance più mediocri, nell’oceano di voci discordanti che si levano stentoree (ma inudibili) lungo lo stivale disteso nel Mare Nostrum ormai degradato a palude del cazzeggio da bar, ultimo retaggio del genio italico. No, Renzi non è il mio ideale politico di riferimento, ma con onestà intellettuale non posso che prendere atto, più con sollievo che con rammarico, che, visto il desolante panorama nostrano, è il migliore dei leader possibili. Perciò rassegnatevi, quaquaraquà della rivoluzione da salotto, ideologi del basso ventre e passatisti e rètori del pauperismo in salsa radical shit: finché le vostre schiere saranno così nutrite, il Golden boy fiorentino dominerà la scena. E aggiungo: per fortuna, che le cose (più per voi stessi che per me) potrebbero andare molto, ma molto peggio.