Scelta tattica di insostituibile importanza perché punto di collegamento con il segmento più ventrale ed istintuale dell’elettorato, il “rottamismo” renziano paga tuttavia una vistosa quanto ingenua lontananza dai pensieri lunghi della progettualità strategica, “vulnus” destinato ben presto a far arenare nelle secche dell’equivoco il primo cittadino di Firenze e le sue ambizioni più eloquenti e sostanziose.
Imbastire la propria architettura comunicativa sul principio della determinatezza e della deteriorabilità del “cursus” politico e gestionale, è infatti un’arma che Renzi vedrà ritorcerci contro, non appena l’entità cronologica del suo iter pubblico acquisirà sempre un maggior peso ed una maggiore visibilità.
In poche parole, non saranno molte le candidature e le leadership che il segretario democratico potrà sostenere ed alle quali potrà ambire prima di finire, anch’egli, nella gogna e nel gorgo dei “rottamandi”, pronto allora a difendersi, come altri prima di lui, a colpi di “latinorum” inconforme e relativista.