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La Fiom scende in piazza sotto la guida del leader delle tute blu Cgil, Maurizio Landini, contro il Jobs act, per difendere il lavoro, i diritti, la democrazia. Contro il governo Renzi e le sue politiche sbagliate. “Questo è un esecutivo che sta facendo anche peggio del governo Berlusconi. Sul lavoro Berlusconi si è fermato, Renzi no!”, attacca lo stesso Landini dal palco di piazza del Popolo da dove promette l'inizio di "una nuova primavera" del lavoro e dei diritti, lancia la sfida non solo all'esecutivo "padronale" ma anche alla Confindustria la cui "ricetta", dice, “non darà al Paese né ripresa né occupazione”, e da dove rilancia la proposta della coalizione sociale: "Uniamo ciò che il Governo divide", mettendo insieme "associazioni, movimenti, persone". Quella necessità di unione, a partire da "tutti i lavoratori", che è nello slogan stesso scelto per la manifestazione 'Unions!'. Landini, chiudendo l'intervento dal palco, sostiene "un nuovo modello di sviluppo, una riforma democratica del sindacato, coinvolgendo altri soggetti e allargando la rappresentanza: è quello che dobbiamo fare, è la risposta più forte ad un Governo che ha già fatto la sua coalizione sociale con Confindustria e Bce". "Ci siamo stancati di spot elettorali, di slide e balle - esordisce nell'attacco al governo - perché bisogna avere il coraggio di dire la verità e di cambiare veramente il Paese", ma "senza di noi questo Paese non si cambia, si peggiora". E promette che la lotta andrà avanti, per la "ri-conquista dei diritti cancellati", come si legge sulle t-shirt preparate dalla Fiom per l'occasione: "Vogliamo contrastare il Jobs act sia sul piano contrattuale che legale e legislativo, non escludendo alcun tipo di intervento" (un referendum abrogativo), aggiunge Landini rimarcando l'obiettivo di difendere i diritti e il reintegro dell'articolo 18 anche con un nuovo Statuto dei lavoratori. Così come sulle pensioni dice che "dobbiamo riaprire la battaglia: ottenere la riduzione dell'età pensionabile e ripristinare le pensioni di anzianità". Bisogna ragionare sulla "riduzione degli orari di lavoro" e fare "investimenti, pubblici e privati", altrimenti posti di lavoro "non li crei". Perché "ci stiamo battendo non per 79.000 assunzioni, ma per la creazione di milioni di posti di lavoro".