Anna Lombroso per il Simplicissimus
Una volta sulla incantevole Via dei Santi Quattro c’era un vero mercato rionale, la cui star indiscussa, una corpulenta matrona romana – Sordi l’avrebbe definito Buzzicona – che invece si era meritata il soprannome di Grissino, era stata abbandonata dal marito per una mignottella dell’età de su’ fijia. Dopo qualche anno di mesta vedovanza bianca, Grissino cominciò a guardarsi in giro e finalmente trovò di che consolarsi. Si trattava di un uomo riservato e distinto, pieno di qualità, educato e generoso, benché, come ebbe a confessarmi, fosse “del Nord”, anzi “mezzo tedesco” come d’altra parte ero io, veneziana, ai suoi occhi.
Certo i pregiudizi non hanno latitudini e parlano tutte le lingue, prima di tutte quella dell’ignoranza e della diffidenza nei confronti di chi è diverso da noi, è nato altrove, ha un accento differente, non mangia gli stessi cibi. Ma Grissino era una donna intelligente ed evoluta, così accettò il nuovo amore “mezzo tedesco” di Voghera come aveva accolto con simpatia me e le mie strane richieste: cardi, topinambur, radicchio e perfino le mie ricette.
Nulla a che fare con il presidente della Campania, che, schiumante di rabbia, davanti alla direzione del Pd dedicata alla questione meridionale, ha risvegliato la torpida assemblea dall’abituale letargo accresciuto dall’afa, con un’aggressione a Gomez del Fatto Quotidiano: “Un giornalista dal nome equivoco e improbabile tedesco più o meno, un superfluo, un consumatore abusivo di ossigeno, un danno ecologico permanente“.
Una straordinaria performance quella di De Luca che imita Crozza che imita De Luca, immaginifica, pittoresca come erano le invettive fascistoidi contro le mosche cocchiere, contro la marmaglia eversiva, contro i pusillanimi disfattisti, appena un po’ più estrema dei tweet del suo segretario contro i gufi, i professori, i sapientoni. Che infatti, pur approvando, ha smorzato l’entusiasmo della platea con sorridente bonomia: “Dico ovviamente che quella di Enzo su un giornalista dal nome tedesco era chiaramente una battuta, non vorrei si dicesse che il Pd vuole togliere l’ossigeno ai giornalisti”. E qualcuno dei suoi consiglieri ha fatto sapere che su quel “mezzo tedesco” c’era stato un simpatico e innocente equivoco, per via di un giocatore di Riedlingen che faceva appunto Gomez di cognome e che aveva giocato nella Fiorentina, perché si sa che il panteon della dirigenza del partito della nazione non va oltre il calcetto, i fumetti, le canzonette e i quiz, che in effetti la ruota della fortuna ha girato nel loro verso.
Ma invece come è piaciuto alla platea quel sussulto di orgoglio contro i grilli parlanti, contro il “culturame” dei loro stivali, contro i critici e gli sfiduciati di professione, come si saranno sentiti rincuorati di trovare in uno di loro quegli accenti capaci di evocare la tracotanza da despota centroafricano di Craxi e l’alterigia da bauscia arricchito di Berlusconi. E come sono compiaciuti quando possono stringersi intorno a un nemico, che sia un giornalista, il sindacato, i magistrati, gli insegnanti, i sovrintendenti, gli operai. O meglio ancora la libertà di espressione e di pensiero, la libertà tutta, i beni comuni, la Costituzione, la democrazia, la ragione e anche il torto, quando riusciremo a convertirlo in diritto a dirgli di no.