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Renzi, il condottiero della guerra persa

Creato il 27 febbraio 2016 da Albertocapece

renzi11E’ difficile orientarsi in tempi di tardo impero e quindi molte, troppe cose sfuggono. Quando due anni fa la Ue, sulla scia degli Usa, annunciò una variazione dei calcoli del Pil che comprendeva non solo l’incorporamento di attività criminali, ma anche i cosiddetti investimenti militari la cui natura era ed è rimasta quanto mai ambigua,  pensai esclusivamente ad una mossa per sostenere artificialmente il prodotto interno lordo  per avvalorare il mito della ripresa. Alla luce di quanto è accaduto nel frattempo si può però mettere a fuoco meglio quel provvedimento destinato con tutta evidenza a supportare le guerre prevedibili e/o in programma pur in presenza di bilanci statali ridotti all’osso dalle politiche austeritarie. Forse non è un caso che l’elaborazione di questo nuovo criterio di calcolo sia stato introdotto nel periodo preparatorio del golpe ucraino e quando si pensava che la caduta di Assad in Siria fosse imminente, aprendo le prospettive di un vasto rimaneggiamento territoriale in medio oriente con la massiccia partecipazione di truppe occidentali.

La storia presenta sempre delle sorprese (oltre che il conto) e dunque le cose non sono andate come si immaginava senza per questo tralasciare il fatto che il rifornimento di armi ai fascisti ucraini o la strana guerra all’Isis sono condotte con il parziale ristoro della presenza nel pil di tali “investimenti”. Ma chi legge questo post si chiederà: cosa cambia? Direi molto, perché se quel nuovo criterio del pil è stato adottato per permettere maggiori spese militari nel contesto della geopolitica di Washington, allora vuol dire che il colpo di mano contro Letta, avallato e anzi preparato da Napolitano per conto terzi, prevedeva che nel “pacchetto Renzi” vi fosse anche una totale disponibilità del guappo alla guerra. Oddio, il personaggio nella sua grottesca vacuità può essere burattinato a piacere, ma  gli ultimi eventi vanno oltre l’immaginabile e fanno pensare ad accordi pregressi: nel novembre scorso il premier ha fatto approvare una legge che sostanzialmente aggira Costituzione, Presidente della Repubblica e  Parlamento permettendo azioni di guerra solo su indicazione e ordine sei servizi segreti.  Per di più pochi giorni fa ha autorizzato l’uso indiscriminato dei droni armati americani a Sigonella, cercando di rimediare scioccamente alla gaffe sostenendo che saranno ammessi solo voli difensivi quando notoriamente gli aerei telecomandati con armi a bordo hanno una funzione esclusivamente offensiva.

Come sempre in Italia questa disponibilità bellicista, non si accompagna né a possibilità reali, né a una capacità politica di reggere l’impatto con la guerra vera: così mentre gli altri si preparano e hanno già uomini in campo nel caos libico, il cazzaro e i suoi capitan fracassa Pinotti e Gentiloni, chiedono il comando, ma esitano, tergiversano anche perché hanno capito che ci saranno vittime e molte, non hanno il coraggio di tirare le conclusioni del loro stesso operato. In realtà la loro entasi bellica mirava solo a far sì che venisse accettato ancora di più il servaggio militare nei confronti degli Usa, andasse a buon fine il Muos e le le nostre isole, Pantelleria compresa, si riempissero a tempo indeterminato di ganassa del nuovo mondo. Non c’è stato nemmeno il più pallido tentativo di far valere il nostro antico knowhow riguardo allo scatolone di sabbia, nè i nostri interessi, né si è cercato, come si doveva e si poteva, di avere un ruolo pacificatore  mentre sono state completamente abbandonate le personalità libiche che avevano chiesto supporto a Roma  per combattere il terrorismo.

Insomma un disastro senza precedenti, mentre la cicala di Palazzo Chigi svanvera e parla di amore: la guerra in Libia comunque dovesse andare l’abbiamo comunque già persa nel momento in cui si è deciso  di accettare la dimensione di puro e corrivo retroterra di conflitti decisi altrove. Di fare le semplici comparse, illudendosi di diventare protagonisti solo con i proclami e le carabattole vocali. Un esito scontato vista la dimensione tronistica del premier.


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