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Renzi innanzi all’Ue: vincitore o perdente?

Creato il 18 agosto 2014 da Nicola933

Renzi Di Mario Marrandino. Il timore che più spopola sul web è quello di Renzi innanzi all’Europa. Non per incompetenza professionale, ma per la scelta delle parole da usare: si teme infatti un’azione rivolte unilateralmente verso l’Italia, come un programma propagandista, atto, tra le tante cose, a tentare di tenersi stretti quei consensi che potrebbero in qualche modo giovargli anche in case di elezioni politiche anticipate.

Ma c’è da fare i conti anche con l’altra faccia della medaglia: dal canto nostro ci lamentiamo di quella che potrebbe essere un’azione di mera politica propagandista, ma dall’altra non teniamo in conto che sostanzialmente, le chiacchiere politiche, non si fanno sono tra le comari delle nostre istituzioni, ma sono una realtà che tristemente coinvolge un po’ tutta la realtà dell’Unione. L’Italia chiede all’Europa, l’Europa concede all’Italia in cambio di, l’Italia ribatte, l’Ue ripropone in chiave diversa la stessa questione, e così via all’infinito, come in una partita di tennis interminabile. Comunque Renzi andrà in Europa per chiedere all’Europa e l’Europa invece chiederà all’Italia. Cosa? Bella domanda.

Secondo Giuseppe Turani, economista e direttore di Uomini e Business: “L’Europa dall’Italia si aspetta che rispetti il limite del 3% perché abbiamo un grosso debito, poi però si aspetta anche che vengano fatte le riforme in quanto se non vengono fatte non ce la faremo mai. Adesso sono diventati tutti keynesiani, io sarei anche d’accordo di sforare per 2-3 anni il limite, ma temo che quei soldi poi non andrebbero a buon fine, ma a pagare la spesa corrente, è il vecchio assioma che si regala del pesce invece della canna da pesca”. 

Aggiunge poi: “L’Europa è una macchina decisionale che ha tempi lentissimi, anche 10 volte quelli italiani che sono già i più lenti d’Europa. Renzi può continuare a dire che saremo la locomotiva, ma non gli crede nessuno”.

Citando un’intervista riportata da Polisblog.

Maurizio Donini a Turani: “È lecito aspettarsi che la Commissione Europea adotti un’interpretazione più favorevole rispetto i limiti di bilancio?”

La risposta: “Non credo, comunque l’allentamento dovrebbe avvenire a fronte di severissimi tagli che portino al risanamento del bilancio. Temo che il combinato disposto politico-burocratico-sindacale produca quello che è il risultato odierno. Se avessimo speso, come dicevo prima, in canne da pesca, avremmo il paese più moderno d’Europa”.

Donini: “La UE ha chiesto da tempo all’Italia due riforme strutturali che ritiene fondamentali, il mercato del lavoro e la PA. Ritiene che il governo Renzi avrà la forza di intervenire su questi due versanti?”

Risposta di Turani: “Io ho i miei dubbi, questo discorso delle riforme si trascina dai tempi di Monti e anche prima. Adesso qualcuno propone una sorta di liberalizzazione, tipo sospensione dell’art.18 per i primi tre anni. Io penso che il diritto del lavoro italiano andrebbe semplicemente raso al suolo e riscritto, oramai è una cosa senza senso. Però credo che questo coraggio non ci sarà e non penso Renzi ci possa riuscire. Lui gode di un grosso consenso popolare, ma finora ha fatto poco, ha regalato gli 80 euro, bene, ma per tagliare effettivamente la spesa pubblica deve dare dei dispiaceri, se fa questo farebbe il bene del paese e dei conti, ma perderebbe il consenso, finora ha evitato di farlo, ma prima o poi andrà fatta”.


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