Renzi lavora per la Rai del futuro, primo passaggio sarà la governance

Creato il 26 febbraio 2015 da Digitalsat

L'obiettivo di Renzi è riscrivere le regole e la missione della Rai del futuro, ma il primo passaggio riguarderà probabilmente solo la governance. Entro marzo, ma difficilmente prima di un paio di settimane, il provvedimento a cui lavora il premier arriverà in consiglio dei ministri. La strada, nonostante la 'minaccià del ricorso al decreto, dovrebbe essere quella del disegno di legge. I tempi sono stretti, palazzo Chigi vuole arrivare con un nuovo testo al rinnovo dei vertici a luglio.

Per questo in campo c'è anche il ministro Boschi, con il compito di trovare una corsia preferenziale in Parlamento. Dal punto di vista tecnico il referente è invece il sottosegretario Giacomelli. In cdm dovrebbe arrivare un testo stringato per modificare solo l'art.20 della legge Gasparri che riguarda la governance. Rinnovo della convenzione, che scade nel 2016, e riforma del canone arriveranno in una seconda fase. È probabile, però, che già adesso il presidente del Consiglio anticipi le linee della sua azione, che punta - sulla base dei pareri degli esperti raccolti - alla razionalizzazione dell'offerta della tv pubblica, con ad esempio la possibile riduzione dei canali tematici, la creazione di una sola redazione giornalistica, il rilancio della fiction soprattutto sul mercato estero. Il nodo della riforma della governance è la creazione di un organismo di controllo che garantisca l'indipendenza della tv pubblica dai partiti. Lo strumento della fondazione, sul modello Bbc, appare di difficile realizzazione per i tempi lunghi legati al passaggio delle azioni dal Tesoro al nuovo soggetto.

Più probabile che si vada verso una sorta di consiglio di sorveglianza, in parte espressione del Parlamento, che nomini il consiglio di gestione, ridotto a cinque membri. La figura dell'amministratore delegato, con ampi poteri gestionali, dovrebbe sostituire il direttore generale. Ancora da definire se ci saranno indicazioni sui poteri dei vertici o se la materia verrà rinviata allo statuto aziendale. Il governo guarda con attenzione anche al consiglio di amministrazione Rai  a Milano. Sarà una riunione intensa, dove si parlerà anche dell'opa di Ei Towers nei confronti di Rai Way. Un'offerta che l'azienda considera non amichevole e contraria alle norme in vigore e che dovrebbe essere quindi rifiutata. Il piatto forte sarà però il voto sul piano news messo a punto dal dg. Non sono previste per il momento nomine dei direttori delle due newsroom (una composta da Tg1, Tg2 e Rai Parlamento, una da Tg3, Rainews24 e Tgr) che nasceranno dopo la riforma. Il compito, secondo un ragionamento condiviso in ambienti dell'esecutivo, dovrebbe passare in eredità al prossimo vertice.

La riforma, che è stata rivista alla luce dei 17 punti del parere della Commissione di Vigilanza, punta in prospettiva alla creazione di un'unica struttura. Resteranno comunque in vita i singoli marchi di Tg1, Tg2 e Tg3, ognuno dei quali dovrebbe avere come referente un vicedirettore. Si tratta di un testo corposo, di 132 pagine, già inviato ai consiglieri di amministrazione, con risparmi per 80-100 milioni che si realizzeranno attraverso la riduzione delle duplicazioni, oltre che con una razionalizzazione del personale giornalistico che prevede meno direttori, vicedirettori e capiredattori. Il dg esporrà il piano mercoledì prossimo in commissione di Vigilanza, dove il giorno prima sarà ascoltato il presidente Anna Maria Tarantola sulla lettera che il consigliere Antonio Verro avrebbe inviato nel 2010 a Silvio Berlusconi. Oggi il tema sarà oggetto del consiglio di amministrazione anche in vista della possibile attivazione del Comitato etico, che chiederà chiarimenti al consigliere.


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