Parafrasando il titolo di un famoso e datatissimo film, potremmo dire che Renzi e Renzubblica "hanno ballato una sola estate"?E' passata molta acqua sotto i ponti, da quando Eugenio Scalfari - per convinzione o per favorire gli interessi dell'editore De Benedetti - aveva dato il suo frettoloso endorsement al renzino, spingendosi fino ad una improvvida (ed imprudente) dichiarazione di voto. Si sa, gli affari "elettrici" dell'Ingegnere andavano malissimo, ed era necessario essere "governativi"...
Ma a tutto c'è un limite, e dopo un anno e mezzo di allucinanti divaricazioni fra il dire e il fare dell'Annunciatore di Frignano, prima è iniziata la retromarcia di Scalfari, e pian pianino tutti gli altri editorialisti hanno seguìto.
In questi giorni, il processo di divorzio fra Renzubblica e Repubblica ha subito una forte accelerazione (basterebbe leggere gli articoli degli ultimi trenta giorni di Scalfari, di Sebastiano Messina sulla "competenza" dei nuovi vecchissimi amministratori RAI, di Stefano Folli che parla di RAI e di "tentazione megafono", di Rampini, di Fubini, di Ceccarelli, per avere un'idea della "Fuga da Rignano". Complici, forse e senza forse, i sondaggi in caduta libera, che finalmente stanno facendo capire a molti che il Parolaio non durerà - come proclama da mesi, fino al 2023, e nemmeno fino al 2018...
Oggi, infine, un altro segnale multiplo e rumoroso, che segna forse definitivamente il divorzio:
- Il titolone di testa che parla del "patto" Rai sulla Maggioni. Patto? con chi? Provate ad indovinare;
- Lo stesso titolone che parla della "decarcerizzazione" dell'evasione fiscale fino a 300 milioni di lirette;
- L'editoriale di Ezio Mauro che riportiamo in calce. Titolo: "La palude";
- "Il punto" di Stefano Folli, dal titolo "La tentazione del megafono";
- L'articolo di Filippo Ceccarelli sul "Nuovo accordo del Nazareno". Che c'entri la RAI e la nomina della Maggioni?
- Ma andiamo con ordine, e riportiamo l'editoriale del Direttore Ezio Mauro, che dovrebbe rappresentare la sintesi della linea del giornale:
La governance della più grande azienda culturale del Paese è al di sotto di ogni aspettativa. Domina l'intesa con Berlusconi, che tratta da capo politico della destra ma anche da capo di Mediaset (Fonte: Ezio Mauro - Repubblica)
Il cavallo zoppo della RAI
Se è vero che la Rai è il termometro del tempo politico che farà, allora si prepara un clima grigio e spento per la parte che resta della legislatura. Semplicemente, la governance della più grande azienda culturale del Paese è al di sotto di ogni aspettativa. Non c'è azienda, nei profili che sono stati scelti, e non c'è cultura. Piuttosto, solo una lottizzazione asfittica, che imprigiona quel che può della televisione pubblica, rinunciando a governarla.
Quel che stupisce è infatti la rinuncia ad ogni ambizione di cambiamento. Partito per liberare la Rai dalla politica, Renzi ha riprodotto a viale Mazzini la controfigura rimpicciolita e deformata di un sistema politico allo sbando, con i partiti - ad eccezione dei grillini - capaci soltanto di riprodurre se stessi replicandosi al peggio. Domina l'intesa con Berlusconi, che tratta da capo politico della destra con una mano, mentre con l'altra negozia da capo di Mediaset, continuando così a tenere la Rai sotto l'abituale doppio guinzaglio, dei partiti e del duopolio.
Nessuno si aspettava rivoluzioni: ma almeno il tentativo di restituire la televisione al mercato, alla concorrenza, a se stessa, attraverso l'indipendenza e l'autonomia. In tutta evidenza è ciò che la politica non vuole. Impaurita e impotente, preferisce occupare con i suoi segnaposto una delle aziende cruciali per quel futuro di cui parla continuamente a vuoto. Il futuro era questo, ed è un'occasione peggio che perduta: confiscata, da un quadro politico che giorno dopo giorno si sta sfarinando.
Ezio Mauro