di Gabriele Merlini
A Berlino Joachim Gauck viene eletto il nuovo Bundespräsident (Presidente della Repubblica federale) e da Praga il premier Petr Nečas decide di prodigarsi in istantanee lodi rivolte alla persona e apprezzamenti alla scelta. Le motivazioni devono essere ricercate principalmente nel passato di Gauck, pastore protestante e fiero oppositore del regime comunista in Germania Orientale (ne abbiamo scritto qui e qui) nonché nella larga maggioranza che lo ha sostenuto, prova generale o meno per una futura Große Koalition (soltanto la sinistra «propriamente detta» del Die Linke si è fatta da parte non appoggiandone la candidatura, cui devono essere sommate un bel numero di astensioni tra i cristiano-conservatori e il liberali). Il tutto nel contesto di un periodo piuttosto fitto di scambi sull’asse ceco-tedesco che culminerà con la visita in Boemia di Angela Merkel all’inizio di aprile. Buon risalto dell’avvento nei media locali, anche se rimane da definire nei dettagli il programma. Uniche certezze la durata della permanenza (solo un paio d’ore per l’agenzia stampa Česká tisková kancelář via České noviny) e il principale tema in agenda, cioè lo stato delle cose in economia filtrato attraverso la scelta ceca di non aderire al fiscal compact (qui) di recente introduzione.
Il cancelliere da Berlino arriverà al Pražský hrad nel ventennale della stesura del trattato di cooperazione tra Germania e Repubblica Ceca ma anche in un periodo di evidente difficoltà per il capo del governo Nečas, la cui riconferma alle prossime elezioni pare quantomai problematica. E proprio a tal proposito si segnalano interessanti dibattiti sul futuro scenario politico ceco nell’ottica dei recenti risultati elettorali slovacchi, dove a imporsi è stato lo schieramente socialdemocratico.
Zbyněk Petráček, uno tra i fondatori del celebre magazine Respekt e oggi analista per il quotidiano Lidové Noviny, si domanda infatti se sarebbe ipotizzabile uno scenario slovacco a Praga dopo la chiusura delle urne. Risposta: dipende da come la faccenda viene interpretata. Vale a dire, se pronostichiamo in Repubblica Ceca una vittoria del ČSSD -il centrosinistra attualmente (da otto anni) all’opposizione- probabilmente sì, constatato il basso livello di gradimento dell’attuale esecutivo in ampi strati della popolazione. Tuttavia se ci riferiamo alla netta prevalenza di un partito sugli altri (in Slovacchia lo Smer ha conquistato la maggioranza quasi assoluta dei seggi parlamentari, imponendosi sul KDH di Iveta Radičová) allora no, visto il fronte di partiti che anche da sinistra possono sottrarre voti al movimento di Bohuslav Sobotka, comunque indicato come favorito.
Inoltre (Matúš Kostolný sul quotidiano Mladá fronta Dnes) lo schieramento socialdemocratico ceco non può contare su una figura definibile forte come è Robert Fico per il corrispettivo slovacco, sia per capacità di attirare consensi che per tempo di permanenza ai vertici, dato che Sobotka è succeduto al precedente segretario Jiří Paroubek solo da un anno e senza consensi omogeneamente diffusi.