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REP. CECA: La ciclica necessità di rompere con il passato.

Creato il 23 novembre 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

 di Gabriele Merlini

REP. CECA: La ciclica necessità di rompere con il passato.Gridare al pericolo comunista e farne una ossessione è pratica capace di garantire un ventennio di ottimi risultati elettorali in Italia. Viceversa in Repubblica Ceca finisce che passi per anacronistico imbonitore e la cosa porta minori benefici. Sarà che in zona il regime c’è stato davvero e il ricordo è ancora fresco al punto tale che contestualizzi e fai due paragoni, oppure semplicemente salta agli occhi (pure degli osservatori più distratti) l’evidenza che siano altri i problemi da fronteggiare con i tempi che corrono. Fatto sta che la proposta di richiedere la sospensione delle attività del Partito Comunista di Boemia e Moravia (Komunistická strana Čech a Moravy – KSČM) presa dal ministro della difesa Alexandr Vondra ha raccolto scarsi consensi sia tra la cittadinanza sia nella opinione pubblica, generando tuttavia un interessante dibattito sul ricordo e l’identificazione di un eventuale momento nel quale forse simile lustracja avrebbe potuto avere senso. C’è da dire che si tratta di una pensata alla quale viene ciclicamente tolta un po’ di polvere e che non è stata partorita ex novo da Vondra: è infatti da un pezzo che simile suggestione rimbalza negli ambienti politici cechi, sia sotto forma di richiesta di valutazione sulla costituzionalità del movimento sia tirando in ballo il BIS (Bezpečnostní informační služba) ossia il locale servizio di sicurezza con sede in un edificio che, lui sì, andrebbe rimosso per eccessiva aderenza al quarantennio di dominazione sovietica (cit.)

REP. CECA: La ciclica necessità di rompere con il passato.
Tutto l’iter comunque si è sempre arenato alla Nejvyšší správní soud, la Corte Suprema Amministrativa, che «allo stato attuale» non ha mai riscontrato gli estremi per muoversi in nessuna direzione. Sono stati per altro proprio gli avvocati nominati dal Ministero dell’Interno a specificare che non sarebbe possibile limitare le attività di un partito se questo non rappresenta una reale minaccia per il sistema democratico e dei diritti dei cittadini, cose che il Komunistická strana Čech a Moravy parrebbe non avere in agenda. A niente servono dunque le indicazioni di Vondra secondo cui l’attuale movimento potrebbe voler ripetere i crimini del suo predecessore, (il Komunistická strana Československa – KSČ, dissoltosi nel 1992) se solo «avesse l’opportunità di farlo».

Il sopracitato dibattito su quando sarebbe stato eventualmente sensato procedere nella direzione di una dichiarazione di incostituzionalità del KSČM nasce invece dai banchi della opposizione e nello specifico dal ministro della giustizia-ombra Jiří Dienstiber dei socialdemocratici, che indica nei primi anni novanta il lasso di tempo adeguato.


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