di Gabriele Merlini
In questi giorni un giornalista ceco ha scritto che pure una scimmietta potrebbe svolgere in modo decoroso la professione di ministro da queste parti. Il riferimento va alla recente nomina di Petr Bendl al dicastero della agricoltura. Il governo di centrodestra guidato da Petr Nečas che l’ha proposto e fatto accomodare in poltrona risulta infatti essere piuttosto screditato tra popolazione e media, e simili constatazioni sono conseguenze di un diffuso malessere.
La scorsa settimana il compleanno di Havel è stato festeggiato al centro d’arte contemporanea DOX di Praga 7, piacevole palazzo situato dove la Moldava fa un’ansa e gli spazi espositivi per pittori spuntano come funghi. Presenti circa cinquecento persone tra le quali la grande amica (ed ex segretario di stato USA con natali cechi) Madeleine Albright, che ha portato in dono un compasso pare risalente ai tempi nei quali i confini cecoslovacchi vennero tracciati su carta: era il 1918. Precisazione da rotocalco magari inadatta ad un magazine di geopolitica, ma prendiamola come notifica del fatto che la salute di Havel continui a reggere dopo i problemi respiratori dell’anno scorso e ciò deve essere motivo di felicitazione tra gli osservatori dell’area e non solo.
Adam Michnik, polacco dissidente e papà della celebre Gazeta Wyborcza, nel fare gli auguri a Havel ha ricordato che il potere dei senza potere (la giustizia secondo una celebre definizione dello stesso Havel) sarà sempre più forte di ogni dittatura e finirà per imporsi in ogni contesto. Più che una constatazione storica, una speranza in chiave futura. Servono sempre. A seguire i ringraziamenti per l’impegno ai tempi della lotta e lo spessore delle opere.
Proporre in questa sede un bignamino della vita di Havel sarebbe forse inutile e superfluo; per gran parte è cosa nota. Inoltre il web trabocca di notizie al riguardo e fortunatamente Wikipedia è tornata a fornire il proprio preziosissimo contributo. Tuttavia, a chiunque fosse interessato a celebrare il settantacinquesimo compleanno del personaggio regalandosi un approfondimento trasversale e dettagliato sul personaggio, si consiglia (impersonale giornalistico per dire: consiglio io) l’intrigante documentario «Občan Havel: scény z prezidentské kuchyně», correlato di sottotitoli in inglese a beneficio di chi non masticasse fluentemente il ceco. Il titolo tradotto significa «Cittadino Havel: scene da una cucina presidenziale»: tra stoviglie e caffè, qualche imbarazzo e fantastici scorci praghesi, un punto d’osservazione privilegiato per capire l’indole particolarissima e ripercorrere la storia di un tizio che come pochi ha lasciato indelebile l’impronta del proprio piedone sulla storia dell’ultimo cinquantennio in Europa centro-orientale e che, quando serve, la sua città sempre omaggia.