REP. CECA: Václav Havel, il potere dei senza potere

Creato il 13 ottobre 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

di Gabriele Merlini

Capita con curiosa frequenza di incappare in qualcuno etichettato come trasversale. Ci troviamo nello smisurato campo delle accettazioni vaghissime tuttavia utilizzate come fossero infallibili, imprescindibili e ultra-qualificanti. Václav Havel è stato traversale per moltissimi individui: analisti politici, sociologi, critici teatrali, letterati e qualche dittatore. D’altronde la sua biografia parla chiaro. Parimenti, parla chiaro la lista dei tizi che hanno inviato i propri messaggi di auguri all’ex presidente ceco (nato a Praga il cinque ottobre del trentasei). Bill Clinton e signora Hillary, di professione segretario di stato, Lou Reed e Angela Merkel (due che menzionati assieme nella stessa frase generano un inaspettato effetto art-rock) più l’imperatore giapponese Akihito e potenti di ogni sorta. Gruppetto al quale dobbiamo aggiungere persino l’attuale presidente della Repubblica Ceca Václav Klaus, ovvero uno che di Havel è stato cordialissimo antagonista per circa trent’anni.

In questi giorni un giornalista ceco ha scritto che pure una scimmietta potrebbe svolgere in modo decoroso la professione di ministro da queste parti. Il riferimento va alla recente nomina di Petr Bendl al dicastero della agricoltura. Il governo di centrodestra guidato da Petr Nečas che l’ha proposto e fatto accomodare in poltrona risulta infatti essere piuttosto screditato tra popolazione e media, e simili constatazioni sono conseguenze di un diffuso malessere.

Sia come sia -e con tutto il rispetto per le scimmiette- combinare quel che Havel ha combinato nel corso della propria esistenza è faccenda assai diversa dal ruolo di un politico in questi tempi. Tendenzialmente più intrigante. Competenze e spirito necessari si scovano con difficoltà tra grossi primati o tra gli interpreti della attuale scena locale, più o meno benvisti. Ovvio: contesti non paragonabili. Ma piace pensare che lo spessore di qualcuno sappia emergere anche in assenza di partiti unici, filo spinato e polizie segrete.
La scorsa settimana il compleanno di Havel è stato festeggiato al centro d’arte contemporanea DOX di Praga 7, piacevole palazzo situato dove la Moldava fa un’ansa e gli spazi espositivi per pittori spuntano come funghi. Presenti circa cinquecento persone tra le quali la grande amica (ed ex segretario di stato USA con natali cechi) Madeleine Albright, che ha portato in dono un compasso pare risalente ai tempi nei quali i confini cecoslovacchi vennero tracciati su carta: era il 1918. Precisazione da rotocalco magari inadatta ad un magazine di geopolitica, ma prendiamola come notifica del fatto che la salute di Havel continui a reggere dopo i problemi respiratori dell’anno scorso e ciò deve essere motivo di felicitazione tra gli osservatori dell’area e non solo.

Uomo di stato pescato dalla gattabuia e spedito nello sfarzo del Castello a ridosso della libertà riconquistata*, primo presidente della Repubblica Ceca dopo la divisione con la Slovacchia, nonché drammaturgo di riconosciuta sensibilità. Deciso capopopolo e magnetico capocomico, Havel si è dimostrato capace di reinventarsi, rinascere e riproporsi infinite volte dando costantemente di sé la parte migliore o più funzionale al progetto.
Adam Michnik, polacco dissidente e papà della celebre Gazeta Wyborcza, nel fare gli auguri a Havel ha ricordato che il potere dei senza potere (la giustizia secondo una celebre definizione dello stesso Havel) sarà sempre più forte di ogni dittatura e finirà per imporsi in ogni contesto. Più che una constatazione storica, una speranza in chiave futura. Servono sempre. A seguire i ringraziamenti per l’impegno ai tempi della lotta e lo spessore delle opere.

Proporre in questa sede un bignamino della vita di Havel sarebbe forse inutile e superfluo; per gran parte è cosa nota. Inoltre il web trabocca di notizie al riguardo e fortunatamente Wikipedia è tornata a fornire il proprio preziosissimo contributo. Tuttavia, a chiunque fosse interessato a celebrare il settantacinquesimo compleanno del personaggio regalandosi un approfondimento trasversale e dettagliato sul personaggio, si consiglia (impersonale giornalistico per dire: consiglio io) l’intrigante documentario «Občan Havel: scény z prezidentské kuchyně», correlato di sottotitoli in inglese a beneficio di chi non masticasse fluentemente il ceco. Il titolo tradotto significa «Cittadino Havel: scene da una cucina presidenziale»: tra stoviglie e caffè, qualche imbarazzo e fantastici scorci praghesi, un punto d’osservazione privilegiato per capire l’indole particolarissima e ripercorrere la storia di un tizio che come pochi ha lasciato indelebile l’impronta del proprio piedone sulla storia dell’ultimo cinquantennio in Europa centro-orientale e che, quando serve, la sua città sempre omaggia.


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