E’ gravissimo quanto messo in atto,che è poco tempo, dalla Commissione Europea nei confronti della gente del Congo-Kinshasa e , ancora di più, lo è il silenzio dello stesso governo nazionale in proposito.
Buona parte della popolazione (70%), come ben sappiamo,lì vive e trae il proprio sostentamento, anche modesto, principalmente dal lavoro della terra.
Si tratta molto spesso di pura economia di sussistenza.
Se si considera poi che lo stesso governo della Rep.Dem. del Congo ha sempre strombazzato, in più occasioni, l’importanza della priorità da dare all’agricoltura nei programmi politici in corso e futuri, si resta ulteriormente sconcertati.
Infatti la protesta della Conap ( Confederazione nazionale dei produttori agricoli congolesi) non è tardata a manifestarsi appena la notizia dell’esclusione dalla consultazione dei produttori agricoli congolesi è stata resa nota.
In base all’accordo di Cotonou, sostengono gli uomini della Conap, la società civile dei Paesi Acp ossia quelli di Africa,Caraibi, Pacifico, deve assolutamente essere consultata. E ,quindi, anche la Rep. Dem. del Congo.
Nella parte meridionale del Paese, in particolare, è a repentaglio la piccola proprietà dei contadini.
Essi rischiano di vedersi espropriati i loro terreni, accaparrati dalle multinazionali, che intendono sostituire le coltivazioni di piante di prodotti commestibili con piantagioni di alberi della gomma.
E che stanno in questo modo rapinando a man bassa un po’ tutto il continente africano(non solo il Congo), complici le autorità governative, che intascano quasi ovunque lucrose mazzette.
Dal canto proprio la Corte dei conti dell’Unione Europea lamenta l’assenza di risultati positivi riguardo ai programmi avviati in Congo (denaro investito).
E questo anche nel Kivu, dove il programma di sostegno alle forze dell’ordine è stato, a suo avviso, oggettivamente fallimentare.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)