Mentre il Corno d'Africa (Somalia-Eritrea-Etiopia e parzialmente il Kenya) sta vivendo la peggiore crisi degli ultimi anni, che si conosca a memoria d'uomo, per siccità, e circa dodici milioni di persone sono coinvolte, come ben sappiamo, in una delle più gravi crisi alimentare del nostro tempo, la Repubblica Democratica del Congo e la sua gente non vivono certo giorni sereni, né, si può dire, godano di ottima salute.
Accanto ad un'instabilità politica permanente c'è una situazione sanitaria del Paese, che lascia terribilmente a desiderare.
Da circa un anno a questa parte (esattamente dal settembre scorso) sono stati registrati in Congo circa 115 mila casi di morbillo, di cui, cifre alla mano, 1.145 sono stati fatali.
Anche il colera comunque non risparmia di fare le sue vittime.
Infatti, nella sola città di Kisangani, dal marzo del 2011 ad oggi, sono stati accertati 1.449 casi di colera a causa di un bruttissima epidemia che, a quanto pare, non ha alcuna intenzione d'arrestarsi.
E il colera si sta dirigendo , si sa, verso le province di Kinshasa,di Bandund e d'Equateur.
Le province maggiormente colpite dall'epidemia di morbillo sono state e sono, invece, il Kivu(dove impazza una guerra civile interminabile per via dello scomodo vicino,che è il Rwanda),il Katanga(altro ghiottissimo bocconcino per le ricchezze del suo sottosuolo, che nulla giovano però ai suoi abitanti),l'Equateur, il Maniema,il Kasai occidentale,il Kasai orientale e , infine, il Bas Congo.
E, il "che fare", nonostante la presenza di alcune Ong (Organizzazioni non governative) , che stentano, per mille motivazioni, ad intervenire con efficacia sul campo e di note agenzie umanitarie internazionali, non è affatto né semplice, né facile.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)