E’ di qualche giorno fa la pubblicazione ufficiale a Kinshasa, e in contemporanea a New York, di un Rapporto Onu, stilato dall’Alto Commissariato per i diritti umani e dalla locale missione di pace (Monusco) per quanto concerne ciò che sta accadendo, da troppo tempo ormai a questa parte, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo.
Mi riferisco al contesissimo territorio del Kivu, che fa gola a tutti e in cui, senza tema di smentita, non c’è pace per nessuno.
Sono cifre quelle del Rapporto che mettono i brividi e che riguardano le più comuni violazioni dei diritti umani in quel contesto.
In particolare, la situazione più incresciosa riguarda la condizione delle donne.
E di donne di tutte le età.
Secondo il Rapporto, quando gli uomini dell’M23 hanno occupato Goma, nel novembre scorso, sono stati commessi almeno 200 casi di stupro, dei quali 59 sono attribuiti esplicitamente ai ribelli ma altri 135 agli stessi soldati congolesi, che ripiegavano sconfitti e rabbiosi, a sud, in direzione della cittadina di Minova.
E, con tanto di documentazione visionabile, di cui più di qualche immagine è passata persino su internet, l’età delle donne –bambine sacrificate alla bestia-maschio variava nella circostanza addirittura dai 6 ai 17 anni.
E ,comunque, anche le donne più avanti negli anni se la sono vista molto brutta.
Non fosse altro per essere state costrette , inermi,a guardare lo scempio ai danni di figlie, sorelle o nipoti.
Denunciare l’accaduto irrispettoso all’opinione pubblica internazionale e impegnarsi perché ciò non accada mai più è dovere da parte di tutti.
E si comprende bene quanto sia importante tutelare oggi, con leggi ad hoc, in ogni Paese del continente africano, la dignità della donna.
E’ un’esigenza imprescindibile. Così come lo è la meritata punizione ai colpevoli per rendere giustizia alle vittime.
Quello che è accaduto nel Kivu ma anche nelle altre regioni della Repubblica Democratica del Congo è terribile, specie per sistematicità di ripetizione e il numero elevato di casi conteggiati.
Tanto che, per quel che riguarda l’esercito regolare congolese, Kinshasa ha dovuto inevitabilmente provvedere alla sospensione dal servizio di 12 uomini tra ufficiali e soldati semplici.
Per l’M23 non si dimentichi poi la violenza esercitata da anni per il reclutamento dei bambini-soldato nei villaggi rurali, che essi attraversavano e/o, purtroppo, attraversano ancora oggi.
Disumanità incredibile per la coercizione e,soprattutto, per le conseguenze psicologiche future su quelli che saranno uomini e donne di domani, ammesso che riescano a sottrarsi in qualche modo, un giorno, ai loro carcerieri.
E ,ancora, si legge, sempre nel Rapporto , di sparizioni, di balzelli illegali imposti e di pesanti ricatti.
Questo nel Nord-Kivu, dove a Rutshuru, feudo dell’M23, pare siano scomparse nel giro di appena un mese (lo scorso aprile) almeno 30 persone.
E, chi ce la fa a fuggire, attraversa con ogni mezzo la frontiera con l’Uganda come è accaduto ultimamente quando 1000 congolesi, in fuga dagli uomini dell’M23, l’ hanno attraversata.
E dall’Uganda ,intanto, arriva anche notizia, della recrudescenza di un’epidemia di dengue.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Inviato il 11 maggio a 21:56
non si può stare zitti difronte a queste crudeltà (gridiamo giustizia)
Inviato il 11 maggio a 20:58
Grazie Marianna . L'uomo è cosi crudele ...