“In ogni guerra si cerca di decimare la popolazione del nemico, di occupare il suo territorio e di indebolire la sua struttura sociale. Da questo punto di vista lo stupro è indubbiamente efficace”. Accanirsi sull’apparato genitale delle donne non è forse un modo di attaccare “la porta d’entrata della vita”? La maggior parte delle giovani donne violentate non potrà più avere figli. Le altre, contaminate dall’aids e altre malattie, diventano “sorgenti di virus” e “strumenti di morte” per i loro compagni e per i bambini nati dagli stupri, che tra l’altro saranno rifiutati ed emarginati dalla comunità e forse un giorno diventeranno bambini soldato.
L’uomo che ripara le donne – per usare le parole della giornalista belga Colette Braeckman, che di recente ha dedicato a Denis Mukwege una biografia – non si arrenderà mai. Tornerà nel Sud Kivu. Continuerà a formare équipe mediche, a predicare la non violenza e a operare per diciotto ore al giorno. “Ma francamente”, ripete, “non capisco l’indifferenza della comunità internazionale nei confronti delle congolesi e delle donne in generale. Davvero, non riesco a capire”.(Reading da Le Monde)
Una giornalista caparbia e tenace e un medico molto "speciale" lavorano entrambi (ciascuno nel proprio ambito) per rendere il nostro mondo un po' migliore.
E lo hanno fatto e continuano a farlo guardando all'Africa del Kivu(Congo), una terra ancora oggi di tragica attualità per morti e violenze che non cessano d'essere.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)