Una piaga che non cessa d’essere, nonostante l’impegno delle agenzie umanitarie internazionali in prima battuta e del mondo missionario poi quanto a rieducazione e graduale reinserimento (solitamente sono molto impegnati in questo processo rieducativo ,ad esempio, i salesiani), è quella dei bambini-soldato in Africa.
E’ notizia recente, infatti, dalla Monusco, in una sua nota ufficiale della scorsa settimana, della liberazione in Congo, in operazioni congiunte di più agenzie Onu, di almeno 82 tra bambini,ragazzi e ragazze, tutti reclutati come bambini-soldato dalla milizia Bakata Kalanga, che è attiva al momento nella provincia congolese del Katanga.
L’età dei giovanissimi è compresa tra gli 8 e i 17 anni e l’intervento per riuscire a liberarli è avvenuto esattamente dal 13 maggio al 15 agosto di questo anno.
Sia i bambini che le ragazze sono in buon numero ritornati presso le loro famiglie d’appartenenza ma non è e non sarà così per tutti. Alcuni non hanno più famiglia e altri ,dalla famiglia e/o dall’intero villaggio di provenienza, vengono rifiutati in quanto più che altro si temono le loro inconsulte e ingiustificate reazioni.
Di norma le condizioni psicologiche di questi minori sono bisognose di un adeguato e progressivo periodo di rieducazione proprio a causa delle sopraffazioni loro imposte, dopo e durante il reclutamento presso le milizie combattenti. Queste forme di plagio li ha resi violenti e pericolosi per se stessi e per gli altri.
Difficile è il ritorno alla normalità anche per le ragazze in quanto, quasi sempre esse, oltre che fare da cuoche e da lavandaie per gli uomini della truppa e i loro comandanti, sono abusate sessualmente.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)