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“Reperti romani a Monte Malbe”. La Storia infinita

Creato il 21 settembre 2013 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

“Reperti romani a Monte Malbe”. Così avrebbe recitato un ipotetico articolo di stampa locale nell’anno 1982. Invece nessun articolo suggellò il rinvenimento di una copiosa quantità di frammenti di terracotta di epoca romana su un’area di un centinaio di metri di raggio nei pressi della strada che conduce al convento dei frati Cappuccini. Area costellata di villette private malamente proliferanti, anzi infestanti.
Una massiccia varietà di frammenti ben visibili giaceva sul terreno: erano resti di orci, vasellame e perfino colonne, ridotti poi in quello stato a causa di qualche operazione di sterramento nei dintorni.
A dirla tutta, nel corso dello scavo per la costruzione di una villa erano venuti alla luce un’ampolla, un piatto e un’anforetta, interi ma subito infranti dalla ruspa in azione, indi occultati ed infine fatti sparire dal proprietario del terreno.
Dietro mia segnalazione la Soprintendenza si attivò per un sopralluogo al quale fui ammesso e nel corso del quale ci avvalemmo delle indicazioni di un anziano residente, ottimo conoscitore del luogo.
Ci aiutò a rintracciare sulla carta topografica l’esatta ubicazione dell’appezzamento di terreno. Era un’eccezione, infatti ai villettari del posto non importava un fico secco dei reperti: nel migliore dei casi ci camminavano sopra, nel peggiore li buttavano per non correre il rischio di vedersi interrompere la costruzione dell’ennesimo obbrobrio edilizio.
Caricammo di coccetti fino all’inverosimile la povera Cinquecento in dotazione, anche se non fu materialmente possibile raccogliere tutto.
Dolente nota conclusiva: benché la Soprintendenza abbia svolto il proprio compito, inviandomi anche una bella lettera di ringraziamento, io non ho ancora trovato qualcuno che mi ricostruisca a dovere la storia che quei resti volevano raccontare.
I docenti universitari? Sono ammaliati dalle laureande, non hanno voglia di prestare attenzione a un comune cittadino.

Francesco Trabolotti
e-mail: [email protected]



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