trad. it. di Rudy M. Leonelli
… C'è ... certo conversione locale della violenza in forme sociali più «avanzate» dello sfruttamento – più «civilizzate», ed eventualmente più «produttive». Ma è di fatto al prezzo del suo spostamento o della sua delocalizzazione. D’altra parte, è a ce soggetto che Marx propone un' analisi delle lotte di classe come un rapporto di forza evolutivo che possiamo retrospettivamente considerare come l’aspetto le più «foucaultiano» della sua opera [*]: il «potere» in effetti non vi figura come un termine univoco, riferito ad un'istanza che verrebbe dall’esterno a costringere il processo sociale, ma piuttosto come il rapporto stesso, vale a dire dire il risultato complesso e instabile del conflitto che si dispiega nel tempo tra disciplina e resistenza, tecniche di sfruttamento della forza lavoro umana (che Marx chiama «metodi di estrazione del pluslavoro» che sono anche, in un certo senso, delle «tecniche di governo», e lotte individuali o collettive che incarnano una forma di libertà sin dalle loro manifestazioni più elementari (e non soltanto preparano una liberazione «finale») ...
da: E. Balibar, Violence et civilité. Welleck Library Lectures et autres essais de philosophie politique, Paris, Galilée 2010, p. 133, «Deuxième conférence. Une violence “inconvertible”? Essai de topique».
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[*] Foucault stesso l'ha riconosciuto. Vedi in particolare il suo riferimento al «Libro II del Capitale» in «Les mailles du pouvoir» [1981], Dits et écrits, Gallimard, 1994, t. IV, p.186-187). Questo «lapsus calami» di Foucault è sfortunatamente perpetuato da molti dei de suoi commentatori: si tratta in realtà del tomo II dell’edizione di Marx allora correntemente utilizzato in Francia (Le Capital in 8 volumi, Éditions Sociales, 1960), dunque verosimilmente del capitolo del Libro I su «la manifattura», che è anche una delle fonti essenziali in Sorvegliare e et punire. Questo errore è stato rettificato e spiegato da Rudy M. Leonelli in «Fonti marxiane in Foucault», in «Altreragioni», n° 9, 1999.