Capita spesso di accorgersi che un concetto che credevamo ormai sviscerato e affrontato in ogni suo aspetto, necessiti dell’ennesima spiegazione o ripetizione. Davvero, fateci caso.
Raccontate o spiegate qualcosa a qualcuno, quello vi ascolta, dice di avere capito e poi… e poi dovete ripeterglielo da capo, e a volte notate pure una certa diffidenza, come se doveste riconquistare di nuovo l’ascoltatore. Ti ho detto che la cosa X si fa Y, perché devo rispiegartelo da capo, quando il concetto è comprovato e assodato? Se ‘sta cosa X va fatta Y, perché devi chiedermi se non è meglio farla Z. Lo so, le tre lettere delle assi cartesiane non rendono l’idea nella sua pienezza, ma qui su due piedi (e grazie a un miracolo ho tempo di aggiornare il blog stasera…) non ne ho uno sul momento.
Ma in fondo, se ci pensate, vi capiterà mille volte di dover rispiegare un concetto a qualcuno, un concetto che non è inventato da voi, ma è come dicevo prima una cosa assodata da altre persone, da sperimentazioni, da prove sul campo.
Io, di solito, spiego le cose a mia figlia una volta capisce. E ha solo 5 anni. Credo quasi, a questo punto, che non sia il fatto di dimenticare o rielaborare l’intera faccenda, piuttosto di non aver capito la cosa al primo colpo. Mia figlia, per dire, se non capisce chiede di ripeterle, ma molti adulti non lo ammetteranno mai. Preferiscono fingere di dimenticare e ricominciare da capo.