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Report di pubblico demanio

Creato il 17 maggio 2010 da Funicelli
Spero che il ministro del turismo Brambilla abbia visto la puntata di Report: se il turismo è il fiore all'occhiello del nostro paese, le situazioni raccontate ieri dal servizio di Emilio Casalini, mettevano in cattiva luce molte strutture balneari specie nel Lazio.In barba ali regolamenti sulle spiagge pubbliche, ci sono strutture che impediscono l'accesso alla spiaggia (non permettendo ad un bagnante di spogliarsi sulla sabbia e lasciare l'asciugamano per terra). Sul lungomare di Ostia c'è un muro lungo chilometri: tornelli, biglietti, strutture abusive, semiabusive, senza licenza. Tutti sanno, ma nessuno fa qualcosa.

E spro che anche Calderoli, quello dei tagli agli stipendi degli alti papaveri, della riduzione dello stipendio della casta (la mancia di 800 euro, su un netto di 15000 euro mensili): il sistema delle strutture balneari garantisce un giro d'affari di 2 miliardi l'anno ma, sempre secondo il servizio, lo stato non riesce a sfruttare al meglio questo patrimonio.Ci sono strutture che hanno in concessione dallo stato un chiosco, ma in realtà hanno messo in piedi una vera e propria discoteca sul mare.Come il Faber Beach ad Ostia. Con tanto di torretta di salvataggio, da cui parte la musica del DJ.Il tutto pagando un canone annuo di 590 euro mensili, per una struttura che garantisce un giro di affari milionario.Altre strutture, come il Chicco Beach sono proprio abusive, senza concessione.Altre dovrebbero essere destinate a colonie estive, per gentile concessione delle suore, ma in realtà sono vere e proprie spiagge attrezzate, dove i bagnati "free" sono relegati ai margini.Il problema sono gli scarsi controlli (uno dei proprietari di queste strutture rispondeva al giornalista dicendo "io conosco i finanzieri e metto tutto a posto").Le concessioni troppo basse (non in linea col mercato), che il governo dell'Unione aveva cercato di alzare nel 2007, almeno per quegli stabilimenti con strutture commerciali.Come "Le dune village", del signor Papagni, presidente assobalneari.Come il Med del signor Fumagalli, che paga 430 euro mese di concessione.I commercianti privati non sono affatto contenti di questa situazione, che crea disparità di trattamento, tra chi deve pagare canoni molto più elevati (nella stessa zona, si paga un affitto ad un privato di 13000 euro al mese , circa).Gli incassi previsti, da queste strutture sono inferiori alle aspettative, alle previsioni: dei 215 milioni previsti nel 2008, sono arrivati 103.Il giornalista ha calcolato che l'evasione fiscale negli stabilimenti arrivi al 50% (sugli incassi); su 573 controlli effettuati, 530 riportavano irregolarità.Come mai allora, su un settore così redditizio, il governo (destra e sinistra), non ha messo una stretta? Perchè anche in questo settore gli imprenditori fanno lobby e riescono a fare pressioni sulla politica.La messa in gara per le concessioni è stata spostata dall'attuale esecutivo al 2015.E pensare che esistono regioni dove l'industria delle spiagge funziona e riesce persino a rispettare le regole. I casi di Riccione e Rimini, con le spiagge sempre aperte a tutti, lo dimostrano.O come la gestione della regione Fiuli, dove le spiagge sono tutte assegnate con una regolare gara.Cosa succederà col federalismo fiscale?Si potrebbe avverare quello che aveva buttato lì il ministro Tremonti: la vendita delle spiagge.Ovvero, le regioni concederanno la gestione di questi beni demaniali ai comuni, spesso in rosso. E questi, per far cassa, li potrebbero dare ai privati, che farebbero pagare il diritto di superficie.S chiama enfiteusi, la possibilità di gestire un ente altrui per almeno 20 anni:
L'uso di concedere porzioni anche considerevoli di terreni in enfiteusi era molto diffusa nel medioevo da parte di abbazie e monasteri i quali spesso si trovavano nella difficoltà di riuscire a gestire la totalità dei terreni di loro proprietà sia per le dimensioni che, acquisizione dopo acquisizione diventavano sempre più estese, sia per la distanza che taluni appezzamenti avevano dalla sede.Technorati: Report



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