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Report – la giusta causa

Creato il 30 novembre 2015 da Funicelli
Come mai giudici diversi decidono in modo manifestamente diverso su casi simili? Come mai le sentenze arrivano dopo anni? Mancanza di personale, leggi fatte male, mancanza di risorse, si dice. Ma allora, come si organizzano gli uffici e il lavoro nelle procure? Come si decidono le carriere dei magistrati? Come vengono selezionati i dirigenti in questi uffici? “Se le leggi potessero parlare per prima cosa si lamenterebbero dei giuristi”. Dei giuristi se ne era occupata una passata inchiesta di Report (le leggi fatte col buco): ora tocca ai magistrati. Un'inchiesta sulle corti supreme, la Cassazione e la Corte Costituzionale, le cui sentenze impattano sulle nostre vite, usando la metafora della bilancia, cercando di unificare l'applicazione delle leggi affinché i giudici non si sbizzarriscano nelle scelte. Ma se ad una sentenza si arriva dopo 11 anni, qualcosa non va nella magistratura Lo stesso vale se, per la nomina di un procuratore capo, si muovono giochi poco puliti di raccomandazioni come successo a Napoli. Infine i giudici della Consulta, i più pagati al mondo. I garanti della Costituzione le cui ultime decisioni hanno fatto molto discutere, creando qualche difficoltà ai nostri conti. La giusta causa di Claudia Di Pasquale (qui il pdf con la trascrizione del servizio) Iniziamo dai licenziamenti per giusta causa: vediamo alcuni casi. 17 maggio 2001: la dottoressa Spinu partecipa ai Fatti nostri mentre era in malattia. Le sue coliche non le consentivano di lavorare ma di cantare sì. La casa di cura non sapeva della trasmissione e la licenzia: lei però fa appello e vince in Cassazione, prendendosi anche i contributi arretrati. La Cassazione sentenzia che uno può anche fare attività hobbistica in malattia. Altra trasmissione “Paese che vai”: il conduttore aveva proposto l'assunzione della moglie nel programma, cosa vietata dal codice etico. Il giudice fa reintegrare il giornalista perché moglie e marito non sono parenti ma coniugi. Il comportamento rimane in palese contrasto, ma il modulo era fallace … Sempre in Rai, il caso del giornalista Testi che guadagna 19mila euro ma non fa nulla, pur avendo incarichi dirigenziali. Incarichi contestati dal giornalista, che ha fatto causa all'azienda. La Cassazione gli ha riconosciuto 170mila euro, per questa inattività. Ma poi si scopre che lavora la domenica, per poche ore, accumulando tanti mancati riposi. Salvatore, ex addetto in una pescheria in un supermercato: viene licenziato perché in malattia fu sorpreso a lavorare in una pescheria in nero. Si è difeso dicendo che stava facendo apprendimento, stava studiando. I giudici hanno ritenuto scorretto il comportamento, ma la Cassazione ha ribaltato il verdetto dopo 11 anni, col rimborso di 10 anni di stipendi arretrati e contributi. Roberto ha avuto una storia simile con un finale opposto: sorpreso a lavorare per altri, in malattia, fu licenziato. In primo grado e in appello gli viene data ragione, ma alla fine la Cassazione conferma il licenziamento. Per slealtà. In Liguria 5 dipendenti vengono sorpresi a rubare: la Cassazione li fa reintegrare, per il valore tenue della merce rubata. Lucio viene licenziato per un furto di dischetti, in Fincantieri. Nel suo caso la Cassazione ha confermato il licenziamento. Merendine si e dischetti no? Oggi non c'è la certezza del diritto: cambia a seconda del magistrato. Come mai? Il primo pres. Della Corte di Cassazione Santacroce spiega che è fisiologico, una sezione può non conoscere le scelte di un'altra. La lunghezza dei processi è imputata alla carenza degli organici. Col jobs act il governo ha tagliato la testa al toro, togliendo l'articolo 18. Niente reintegro, solo indennizzo. Il senatore Ichino ha citato proprio il caso del pescivendolo, per giustificare la riforma del lavoro: ma all'addetto alla pescheria non si imputa la nuova norma, perché è stato assunto prima del jobs act. La normativa vale solo per i nuovi assunti, dunque rimane una divisione di trattamento dei lavoratori: colpa del governo che ha legiferato con la delega del Parlamento. I giudici hanno una responsabilità? Santacroce invita a porre la domanda alla sezione lavoro, quello che ha deciso per il giornalista rai e per la pescheria, e che ha risposto a Report dicendo che parlano solo le sentenze. Come funziona nel pubblico? Savona 2013: alcuni dipendenti dell'ospedale vengono condannati a 4 anni, per una storia di mazzette. Oggi i dipendenti lavorano, il giudice del lavoro li ha riammessi al lavoro. Veniano: Samanta viene fermata dai vigili, era senza assicurazione. Uno dei vigili fa delle avances, per chiudere un occhio. Samanta denuncia i vigili, che vengono licenziati: uno dei due fa ricorso e lavora ancora come vigile. Nel trevigiano: l'ex dirigente della scuola aveva sottratto 197mila euro, il giudice lo fa reintegrare per un vizio di forma. Nel paese ci si chiede perché? L'onorevole Rubinato aveva chiesto, tramite un emendamento, di unificare la ppaa al privato: per i nuovi dipendenti pubblici vale il jobs act o no? Ichino dice si, la collega Gnecchi in commissione lavoro dice di no. Forse perché è una legge scritta male, che non chiarisce cosa sia giusta causa? Nemmeno il ministro Madia riesce a chiarire i dubbi della giornalista. Milena Gabanelli Il ministro Madia ha detto più volte che le nuove norme sui licenziamenti non valgono per i dipendenti pubblici; quindi la legge discrimina fra pubblico e privato, ma anche fra privato e privato, perché, come abbiamo sentito, per chi è stato assunto prima del 7 marzo valgono le vecchie, per i nuovi non c’è tanto da interpretare. Comunque nessuna legge ha risolto il problema dei tempi biblici, nemmeno quando le cause arrivano davanti alla Corte Suprema. Perché i giudici, prima di decidere, non consultano le sentenze della Cassazione, che dovrebbe garantire l'uniformità delle decisioni? Il problema viene imputato alla mole dei ricorsi: in totale pendono 137026 ricorsi, non esistono tanti ricorsi in altri paesi europei. In Germania siamo a 7mila casi. In Italia si arriva in Cassazione sempre, non è mai l'eccezione: ogni consigliere partecipa a 4 sedute al mese, le sezioni tengono udienza 1 o due volte al mese. Il tempo lo occupano a leggersi le carte. Nel civile si aspettano così anche 5 anni per una sentenza. Nel penale si aspetta un anno: per ogni ricorso dichiarato inammissibile si dovrebbe pagare una penale di 1000 euro, ma nessuno paga. Conviene impugnare e nessuno paga nel caso si debba pagare le penali che sono il 61% dei casi. In Cassazione rispondono che non sanno nemmeno calcolare il totale delle sanzioni non pagate: contenti loro. Chi nomina i membri della Cassazione? Il CSM, presieduto dal presidente della Repubblica che pra dovrà decidere i capi di diverse procure in Italia. Come vengono nominati i capi delle procure? La storia di Falcone (e Borsellino) forse non la conoscono in tanti: un “giuda” (parole di Borsellino) fece fuori Falcone a capo dell'Ufficio istruzione che fu dato a Meli perché più anziano. Oggi la storia sembra ripetersi: Di Matteo è stato bocciato per la procura nazionale antimafia dal CSM, nonostante i suoi successi, in 18 anni. Quelli nominati che cosa avevano di più? Dopo solo sette mesi i membri del CSM non si ricordano. Di Matteo lo vuole morto Riina, non fa parte di una corrente, ha istruito il processo stato mafia. La correntocrazia sta uccidendo la magistratura – racconta Bruno Tinti: recentemente Area, Unicost e MI si sono divise le procure di Appello di Napoli, Milano, roma e Caltanissetta. Per un accordo tra correnti Napoli è rimasta scoperta per un anno. Balduzzi, membro laico del CSM, nemmeno sa cosa ha fatto il procuratore generale Alfonso per meritare il posto a Milano. Francesco Greco è uno dei giudici bocciati, in questo giro di nomine: la carriera si fa perché ti occupi di altre cose, non per i processi – dice Greco. Non si viene scelti perché si è bravi, ammette il giudice del processo Parmalat: conta di più l'appartenenza. Anche Davigo è stato bocciato alla corte d'appello a Torino: sul perché, il vice presidente del CSM Legnini non sapeva rispondere alle domande di Di Pasquale. Ma è tutto ampiamente motivato. Ma nelle carte di parla genericamente delle doti dei singoli. Nessuna valutazione nel merito, attendibile. Solo una storia di baratti. Voto di scambio, così dice Aniello Nappi. Tra i magistrati eletti nelle correnti, Forteleoni e Pontecorvo, sponsorizzati via sms dal sottosegretario Ferri, ex capo di MI. E i membri laici del CSM? Sono quasi tutti ex politici, come Balduzzi, Leone, Casellati. O come Legnini, che era un sottosegretario prima della nomina al CSM. Sono lì per controllare i magistrati? Milena Gabanelli A vedere i fascicoli degli aspiranti dirigenti degli uffici giudiziari, sono tutti straordinari. Ma non potrebbe essere diversamente, perché quale sostituto farà presente che il suo capo è carente quando è quello che poi gli deve firmare la relazione? Il quale capo dirà che ha un sostituto che sa lavorare male, che è come dire, come accusare se stesso di non essere capace di organizzare l’ufficio. Per cui sono sempre tutti fantastici. Chi deve scegliere, allora, come sceglie? Presumibilmente quello che si è dato da fare per la mia corrente, che può anche andar bene, purché sia bravo. Però non siamo in grado di valutarlo. Noi che ne sappiamo se quello che è stato mandato a Milano o a Palermo è il migliore, il peggiore o il mediocre. Però alla domanda “perché Tizio al posto di Caio” la risposta è: “non ricordo”. Allora, noi invece ricordiamo benissimo perché ne paghiamo le conseguenze, del fatto che sono troppi gli uffici giudiziari organizzati male. Non è che è dovuto anche al fatto che è stato scelto il capo sbagliato? Intanto gli esclusi fanno ricorso e i tar sono pieni. Come quello per Lo Voi a Palermo. Come Passandante a Venezia: aveva vinto il ricorso al Consiglio di Stato. Ma la collega con meno titoli rimane al suo posto. Vincenzo Russo invia una lattina di olio al giudice del Consiglio di Stato che doveva decidere sul suo ricordo. De Donno, Gasparri, Annibali al CSM era la catena con cui Mancuso voleva assicurarsi la nomina per Napoli. È stato solo ammonito dal CSM. Solo il 7% degli esposti ai magistrati non vengono archiviati: quando i magistrati sbagliano, cosa succede? Di Pasquale ha parlato del caso della centrale di Tirreno Power di Savona: nelle intercettazioni si parla del procuratore Granero, contro cui si voleva arrivare ad una sanzione disciplinare presso il CSM, con un esposto. Per bloccare l'inchiesta. Il sottosegretario De Vincenti non ha risposto alla giornalista. Centrale Enel di Porto Tolle: la procura di Rovigo ha fatto tre processi contro l'Enel, per i danni ambientali. Ma il pm Fasolato è finita sotto processo dal CSM. Per aver scritto al ministero dell'ambiente per un chiarimento: tutto era partito dall'interessamento di Violante e di Alfano. Legnini scrisse una lettera aperta al corriere in cui chiedeva ai magistrati di valutare il peso delle loro scelte sull'economia, dopo il caso Ilva. Il modello del giudice sta cambiando: oggi il giudice ha bisogno di una formazione continua, una cultura dell'organizzazione.
Oggi il ministero della giustizia sta lavorando alla riforma del CSM, con ex membri del CSM stesso. Tra questi Mirabelli, Ciani e Zagrebelsky. E anche Virga, il magistrato indagato a Palermo per induzione indebita. Qui il link per rivedere il servizio sulla Corte costituzionale.

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