La situazione d'insicurezza permane nella Repubblica Centrafricana, specie nelle regioni del Nord e del Nord-est.
Questo è un dato scontato, che ci viene ancora una volta ben evidenziato dalle agenzie-stampa di mezzo mondo.
E lo è accanto ad una situazione di povertà davvero preoccupante per la gente comune, specie quella dei villaggi, di cui il Paese è vittima da sempre.
Chi volesse documentarsi, un po' più approfonditamente, può leggere , se vuole,un' agile testimonianza di Anna Piatti, una volontaria bergamasca, che vi ha lavorato tempo addietro come animatrice rurale, pubblicata lo scorso anno dall'EMI di Bologna, dal titolo "La moglie del sole".
Ci sono ,infatti, bande armate, non meglio identificate, che circolano liberamente in lungo e largo e che , nell'impunità totale saccheggiano,uccidono, devastano, facendo vivere le popolazioni del luogo nella disperazione permanente.
La denuncia di simili nefandezze viene dalla commissione "Giustizia e Pace" del Centrafrica, che ricorda ufficialmente alcuni recentissimi episodi, particolarmente gravi, come la morte del vescovo di Bambari, mons. Eduard Mathos, presidente della Conferenza episcopale centrafricana e del sequestro del suo autista.
E poi ancora la morte del medico responsabile della Prefettura sanitaria di Haut Mbomou e del suo autista, la cui automobile carica di medicine e vaccini antipolio è stata distrutta.
Che cosa si chiede allora da parte di "Giustizia e Pace"?
Che il Governo della Repubblica Centrafricana vigili su tutto il Paese e garantisca l'assoluta tranquillità alla circolazione libera di persone e merci.
Tenendo presente sopratutto quanto è scritto nella Costituzione stessa del Paese (anno 2004) in materia di protezione delle persone e dei beni.
E poi richiama anche la comunità internazionale perché, nelle sue realistiche possibilità, fornisca sostegno logistico e materiale a questa giusta lotta.
E che sopratutto non faccia finta di non sapere.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

