Sono anni che nella Repubblica Democratica del Congo, e precisamente in quel territorio
di confine che si chiama Kivu, si continua a vivere di morti ammazzati e devastazioni gratuite.
E tutto perché le miniere della zona ,una ricchezza notevolissima per il mondo degli affari,
suscitano appetiti insaziabili dentro e fuori l’Africa.
Il garbuglio è talmente intricato, e mi riferisco alle forze che si combattono a vicenda,
militari e no, che diventa complicatissimo distinguere tra colpevoli e innocenti.
Anche perché in questo contesto la parola innocenza provoca solo riso spontaneo.
E corrotti e corruttori sono davvero così ben mimetizzati da essere indistinguibili.
Diciamo che esiste una vera e propria rete malavitosa, che ha come obiettivo prioritario il
commercio illegale dei cosiddetti minerali preziosi, che consentono d’arricchirsi in tempi
brevi, anche dopo due o tre affari andati a buon fine .E la cosa va avanti da anni.
Si tratta in prevalenza di una rete internazionale di faccendieri con agganci sul territorio,
che possono permettersi di soffiare sul fuoco e assoggettare e rendere schiavo l’indigeno.
Poi, una volta abituati a certi agi e vantaggi, il vizietto del losco affare non si estingue, né per
il bianco corruttore, né per il nero corruttibile.
E, in tutto questo, alla povera gente del luogo non resta che la parte peggiore del copione.
Lavorare per paghe da fame in quasi semi-schiavitù, a prescindere dal sesso e dall’età.
Se ci si limita all’Africa, questo genere di affarismo malavitoso riguarda, senza dubbio
alcuno, paesi come il Rwanda , l’Uganda , il Burundi, il Tanzania e il Kenya.
All’estero invece – riferisce l’ennesimo dettagliato Rapporto ONU – sono ben 85 le società
straniere , le quali sono coinvolte a tutti gli effetti nell’esportazione illegale di minerali.
Siccome ,accanto a questa spogliazione sistematica del Congo si hanno anche momenti
di grande insicurezza e perdite di vite umane per gli scontri armati , e questo avviene
specie nel sud-Kivu, e si tratta di aggressioni e ruberie anche da parte di alcuni degli
stessi militari congolesi delle FARDC, l’urgenza di un intervento super partes, a livello
internazionale, sarebbe oramai davvero intramandabile.
Codesto intervento dovrebbe tenere conto di una riforma in loco del settore minerario, dello
esercito, dei servizi di sicurezza, della giustizia e sopratutto della regolamentazione dei rapporti
internazionali.
Ma diciamo che, se si è realisti, oggi è proprio come leggere il “grande libro dei sogni”.
Infatti non si muove foglia.
E , per quanto triste, ci dice che ci vorranno ancora molti anni perché onestà e
correttezza trovino effettivo spazio laggiù.
Chi avesse dei dubbi vada a vedere, a livello politico, cosa sono state le elezioni ultime del
Presidente nella Repubblica Democratica del Congo.
Dispiace e moltissimo, piuttosto, per le giovani generazioni che, in questo modo, vedono
dinanzi a sé ancora parecchie preclusioni e strade sbarrate.
E le loro proteste, dinanzi a corrotti e corruttori d’ogni risma ed estrazione, inascoltate.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
In basso nella cartina è visibile il territorio del Kivu