E’ un cambio non drastico, ma sicuramente molto sensibile quello dei Mom Blaster con Reset, il loro secondo lavoro successore di We Can Do It!, uscito nel 2013. In entrambi i dischi, pubblicati per la Ridens Records, è difficile trovare delle sonorità che prevalgano sulle altre, ma sicuramente il cambio di stile è evidente nella scomparsa di una forte influenza reggae che contraddistingueva il primo lavoro. In Reset invece le atmosfere sono diverse, si privilegia un suono più cupo, un rock aggressivo fortemente orientato verso l’elettronica. Inoltre il passaggio al cantato in italiano permette alla band abruzzese di comunicare con testi più diretti e pungenti.
Il nuovo progetto parte dal singolo uscito a maggio Ciò Che è Giusto, che preannuncia il cambio stilistico del gruppo, ma che allo stesso tempo è ancora fortemente influenzato dal ritmo in levare tipico del reggae e del dub. E’ già da questo pezzo che la band passa ai testi in italiano, per condividere con il proprio pubblico la sensazione di inadeguatezza e insofferenza alle regole del mondo odierno, ma anche una volontà personale di reagire alle prepotenze del quotidiano. Fanno ciò senza risparmiare gli argomenti più scomodi e attuali come le strumentalizzazioni religiose e razziste della classe politica.
Nel nuovo album i Mom Blaster, sentendosi pronti per un lavoro più maturo, continuano questa tendenza musicale e testuale. L’intro della prima traccia Alchimia guarda ancora ai ritmi del precedente, ma da qui in poi il disco sarà soprattutto caratterizzato musicalmente dall’uso avvolgente del synth di Marco Cotellessa e dalla voce potente di Monica Ferrante. Passando da brani più leggeri e orecchiabili (Mi Guardi e Taci, Lei) a tracce più sperimentali (Mi Troverai Qui, Sono Niente, La Nuova Era), i ragazzi lancianesi sono capaci di raccontare i disagi di oggi, dalla disoccupazione giovanile, alla difficoltà delle relazioni amorose, fino all’annichilimento dei rapporti sociali dato dal proliferare delle nuove tecnologie.
Non tutte le otto tracce mantengono alta la forza espressiva dell’album, soprattutto parlando di Carillon, un po’ piatto per essere un brano di chiusura, ma nel complesso Reset è un buon lavoro che premia il coraggio del gruppo di cambiare volto.
Andrea Bolelli
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