Resident Evil After Life
Il trailer suscita già emozioni palpitanti: il 3D più stupendo della storia (e detto dopo Avatar serve una buona dose di coraggio). Ma il coraggio qui non manca, per l’ennesima sparatoria a suon di zombie: vale il biglietto o conviene prenderselo a noleggio? Recensione sincera per un film costruito sull’illusione: buona lettura!
Riassunto della storia: la protagonista deve salvare dei suoi compagni e portarli in salvo su una nave, spargendo sangue a iosa per difendersi da zombie assetati e rompiscatole.
Appena entrati in sala capiamo che le attese, in termini di resa grafica del 3D, non sono state deluse: in alcuni punti Avatar coinvolgeva lo spettatore in modo più delicato e naturale, ma anche qui si difendono bene.
La partenza, con una sparatoria quasi infinita, tende a stancare lo spettatore che, magari, vorrebbe capire un po’ di storia prima di vedere questa carneficina. La trama infatti lascia importanti lacune, risultando arrangiata in quattro e quattr’otto per dare un senso a questo enorme dispendio tecnologico.
Le concessioni rispetto al gioco originale sono parecchie, tant’è che nei titoli di testa dovrebbe comparire LIBERAMENTE ISPIRATO A anzichè tratto dal videogioco Resident evil di Capcom. Comunque continuando nella visione del film notiamo una sparatoria di buon livello: da Matrix la tecnologia ha fatto passi da gigante e così rivediamo lo stop-motion nelle scene cruciali, proiettili e schizzi che escono dallo schermo, un coinvolgimento totale.
La scuola di Matrix qui lascia molti strasischi, rimandando a vogliosi dèja-vu con però una mancanza importante: la trama, qui veramente ridotta all’osso. Dialoghi scontati e banali, buona rappresentazione dei personaggi del videogame, scontri sul filo del surreale (giustificati dal virus T creato dalla Umbrella Corporation).
Ma d’altronde, allo spettatore medio di questi film la trama non importa (preso com’è dall’ingurgitare pop-corn e dal trangugiare il suo bottiglione da 6 litri di Coca-Cola): basta che ci sia della gente che vola a terra (zombie o meno) e tagli/ferite in faccia a tutti e lui esce bello contento, per poi ammazzarsi di manovelle davanti alla console casalinga.
Ovviamente ho dato un occhio a luci accese al pubblico in sala e ho visto un pubblico eterogeneo, ma lo stereotipo perpetrato da trame scritte a mezza mano e da sparatorie incessanti rimanda purtroppo alla figura sopra descritta.
Il film nel suo complesso combatte, urla, fa fracasso per coinvolgere i presenti in sala e per tenerli con il fiato sospeso ma, string stringi, alla fine diventa un massacro di zombie per la sopravvivenza. Stop.
Paragonandolo ad un similare come Matrix e/o la saga di Kill Bill manca la storia e la struttura, dei personaggi capiamo poco visto che sono leggermente abbozzati: alla fine diventa un’ora e mezza di corri e fuggi con fucili a pompa e bombe al plastico.
Se siete irriducibili amanti del videogioco lo amerete, se avete 16 anni e se vi piace sperimentare un 3D coinvolgente avete trovato il vostro film. Ma altrimenti tenetevi i soldi del biglietto per altre pellicole: non vi siete veramente persi nulla.
Marco