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Resident Evil: Afterlife (3D)

Da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Nei primi tre capitoli della saga tratta dal fortunato videogame della Capcom Resident Evil, Alice (Milla Jovovich), l’indomita avversaria della Umbrella Corporation, una sinistra multinazionale responsabile degli zombie, si trova a dover combattere contro un esercito sterminato di micidiali creature nel tentativo di contrastarne l’avanzata e radunare i pochi sopravvissuti all’olocausto. Nel quarto capitolo, RE: Afterlife, la vicenda raggiunge nuovi ed inconcludenti orizzonti: cambiano, infatti, gli scenari, si moltiplicano le location potenziate con l’introduzione di effetti in 3D e nuove acrobazie, ma si perde il fattore emotion. Mentre tutto scorre con troppa linearità dietro l’occhio vigile di un ‘grande fratello’, vengono meno alcune importanti premesse del videogioco capostipite del ‘survival horror’, come la tensione capace di inchiodare letteralmente lo spettatore ed i colpi di scena che illuminano il mistero contenuto dentro a scatole cinesi.

Per un regista come Paul W.S. Anderson, specializzato in film di fantascienza e adattamenti videoludici quali Mortal Kombat, tale materia viaggia su una corsia privilegiata. E dopo aver accantonato “Castelvania”, Paul ci riprova a otto anni dall’uscita del primo RE, ambientato nel memorabile Alveare, confidando nelle straordinarie doti di Mrs. Milla Anderson alle prese, stavolta, con la sua mortalità. Come afferma lo stesso regista: “Nei tre film precedenti, Alice aveva sviluppato poteri sovraumani provocati da una mutazione a causa del T-Virus. Sentivo che avevamo raggiunto un punto per il quale non si aveva più paura per lei. Se avessimo voluto fare un altro film, Alice avrebbe dovuto perdere i suoi poteri. Ecco perché l’abbiamo riportata al primo film: una guerriera eccezionale ma umana”. A detta di Anderson, poi, la Jovovich è una delle poche donne a mantenere il successo in numerosi film d’azione, proprio come Sigourney Weaver con la saga di Alien.

L’armonia delle forme, del resto, unita alle sue capacità la rendono il prototipo femminile ideale per gli action hero: vedere volteggiare Milla tra orde di zombie e una pioggia di acqua e proiettili ha il suo fascino. Nel cast di Resident Evil: Afterlife sono presenti, inoltre, volti nuovi e familiari ai fan della serie come Claire, interpretata ex novo da Ali Larter, l’attore Boris Kodjoe (Il mondo dei replicanti), new entry nell’universo di Resident Evil, nei panni di Luther West, il capo di un piccolo gruppo di superstiti arroccati in una prigione. Il canadese Kim Coates interpreta, invece, Bennett, un tipo molto realistico dotato di humor che pensa solo a se stesso. Il nemico comune del film è Albert Wesker, presidente della Umbrella Corporation, un uomo che non si ferma davanti a nulla e che ricorda molto chiaramente i Terminator. Ma forse l’unica vera sorpresa è vedere Chris Redfield interpretato da Wentworth Miller, il celebre protagonista del serial Prison Break, la cui primissima battuta è: “So come uscire da qui”.

RE: Afterlife è il primo film ad essere girato in 3D con l’utilizzo di due telecamere Phantom progettate dalla NASA per catturare piccole deformazioni dello Space Shuttle durante il lancio. Esse sono in grado di riprendere ad una velocità di 1,000 frame al secondo e qui sono state utilizzate per catturare i dettagli delle gocce d’acqua nella scena girata a Shibuya Crossing. Ma è la classica “goccia nell’Oceano”. Ottima la fotografia di Glen MacPherson che dopo le fatiche del quarto Final Destination torna a lavorare in 3D. Purtroppo il tanto osannato “3D immersivo” è ancora latitante. Provare per credere. Il bicchiere rimane comunque, mezzo vuoto. Sarà un caso che i fan della saga abbiano apprezzato maggiormente un titolo come “Resident Evil: Degeneration” realizzato dalla Capcom proprio in CG? E perché esser paghi trastullandosi con il ‘minigioco’ insito nel gioco, quando si potrebbe di diritto auspicare a qualcosa di meglio? È uno dei misteri irrisolti che accomuna il fato di molti film tratti dai videogiochi. Dopo l’Apocalisse e l’Estinzione, il ‘post vitam’ di Resident Evil ha in serbo l’inizio di un nuovo franchise. Game Over: Retry?

G. M. Ireneo Alessi


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