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Creato il 17 marzo 2012 da Sognoinviaggio

 

sextantio albergo diffuso

 

 
Sfogliando un articolo su vari blog turistici scopro un’interessante novità nel settore dell’ospitalità alberghiera.
Siete stanchi dei soliti alberghi super-lussuosi che, in tempo di crisi, non soddisfano a pieno le vostre esigenze di tasca, prima, e di qualità del soggiorno, poi?
Non temete, si sta sviluppando una nuova offerta di ospitalità turistica: l’albergo diffuso.
Si avverte sempre di più, in un mondo sempre più “veloce”, la necessità per il turista di godere di momenti “slow”, “lenti”, del soggiorno stesso, preferendo vivere nella pienezza della natura e delle sue peculiarità storico-artistiche, come dimostra la riscoperta crescente per piccoli centri e borghi storici. L’albergo diffuso sembra dare risposte a queste esigenze: un po’ albergo, un po’ casa.
La particolarità di questa nuova tipologia di ospitalità turistica, anzi la sua peculiarità, è il suo mettere in rete case pre-esistenti, capovolgendo il trend da struttura verticale a struttura orizzontale.
L’Italia per la prima volta è pioniere in questo progetto, come spiega il suo ideatore, il docente di marketing turistico e presidente dell’ADI, Giancarlo Dall’Ara, il quale spiega che l’albergo diffuso sia nato secondo l’esigenza di vendere non solo camere in senso stretto, ma luoghi da vivere come residenti, sia pure temporanei. Le camere non sono costruite ad hoc, ma sono le stesse delle case del borgo, messe in rete. La Hall dell’albergo diffuso è la Piazzetta o un vicolo. Si offrono gli stessi servizi dell’ospitalità alberghiera “classica”, il tutto condito dal “sapore locale” e dall’esperienza di vivere il borgo come residenti, seppur temporanei, in rapporto con il vicinato autoctono e all’insegna dello sviluppo territoriale sostenibile.
Ecco un piccolo elenco di  requisiti che deve avere un Albero diffuso:
• Gestione unitaria: struttura ricettiva gestita in forma imprenditoriale
• Servizi alberghieri: struttura ricettiva alberghiera gestita in forma professionale
• Camere: unità abitative dislocate in più edifici separati e preesistenti; centro storico abitato
• Servizi comuni: presenza di locali adibiti a spazi comuni per gli ospiti (ricevimento, sale, bar, punto ristoro)
• Distanza ragionevole degli stabili: massimo 200 metri tra le unità abitative e la struttura con i servizi di accoglienza principali
• Presenza di una comunità ospitante viva in cui la struttura deve essere integrata
• Presenza di un ambiente autentico e integrazione della struttura con la realtà sociale e la cultura locale
• Riconoscibilità: identità definita e uniforme della struttura; omogeneità dei servizi offerti
• Stile gestionale integrato nel territorio e nella sua cultura

I vantaggi nell’aprire un AD sono molteplici. Innanzitutto può essere il presupposto per un volano di sviluppo “autentico” dei nostri territori, nel caso specifico i nostri borghi o centri storici, per il semplice fatto che l’albergo diffuso mette in sinergia tutti “attori locali”: proprietari di case, produttori locali, associazioni di volontariato, musei locali, l’Ente Comune e gli stessi residenti. Inoltre la stagionalità degli AD è molto più ampia: il 90%  di essi conta su una apertura annuale, mentre le case per turisti faticano a fare tre mesi di stagione. Inoltre l’albergo diffuso può contare su un canale commerciale proprio, al pari di un’impresa, trovando nel sistema di alleanze locali un punto di riferimento chiave. Per la comunità locale il primo vantaggio immediato è il recupero e la valorizzazione di immobili e l’arrivo di turisti nel borgo. Ma i vantaggi cosiddetti “indiretti” sono svariati: dalla valorizzazione del luogo, come il centro storico, al decoro urbano e soprattutto a nuove forme di occupazione. Per mettere a “regime” tale benefici bisogna che tutti, dai residenti ai nuovi “resident manager” degli AD, per poi passare agli Enti pubblici, diano il loro contributo.
Nonostante la legislazione italiana sia poco chiara riguardo l’apertura di AD, i problemi maggiori si riscontrano nelle Regioni, dove mancano o, se ci sono, sono contraddittori, i Regolamenti attuativi delle norme. A distanza di 14 anni dal debutto ufficiale, con il riconoscimento da parte della regione Sardegna, e dopo aver contagiato circa 60 strutture nel nostro Paese, ora anche la Spagna si sta dotando di tale ospitalità alberghiera. Infatti ci si può pernottare anche nell’antico borgo di Ledesma, alle porte del parco naturale Arribes del Duero: una zona rinomata per il suo straordinario patrimonio naturale e i suoi pregiatissimi vini. A scommettere su tale formula innovativa è The Haciendas, una catena di piccoli 5 stelle distribuiti nella zona nord-ovest della provincia di Salamanca. Il nuovo albergo, la cui apertura è prevista per giugno 2012, vanta una serie di ambienti distribuiti in vari edifici del borgo ed è chiamato, tanto dai promotori del progetto quanto dalle amministrazioni locali, pueblo-hotel. La sua profonda affinità, non solo formale, con il modello italiano ha quindi spinto The Haciendas a chiedere, e a ottenere, il riconoscimento ufficiale dell’Associazione alberghi diffusi (Adi), che per la prima volta espande così i confini dei propri associati al di fuori della penisola.
Una scommessa, alla lunga si spera vincente, per valorizzare e riscoprire la sostenibilità e l’autenticità dei territori.

Pask


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