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Resoconto (a modo mio) di un viaggio

Creato il 16 agosto 2012 da Albino

Giappone (i primi 10 giorni)A mio avviso Tokyo d’estate e’ riassumibile in tre immagini. La prima: i salaryman vestiti (tutti) in camicia bianca e pantaloni neri che fumano nelle smoking areas fuori delle stazioni. O che camminano asciugandosi il sudore col fazzoletto.
La seconda: lampade di carta e donne in yukata ai matsuri. La terza: una birra gelata da litro e un piatto di soba fredda.
A prescindere da questo, io adoro e ho sempre adorato l’infernale estate di Tokyo, quando schiatti dal caldo ma in compenso le giappine girano in shorts. Ha un fascino tutto particolare, impossibile da descrivere se non l’avete vista.

Tirando le somme: E’ inutile che me la (e ve la) continui a raccontare. C’e’ poco da fare: andare a Tokyo anche una volta ogni due mesi non e’ come viverci. Alla fine dei conti ti senti sempre un turista di passaggio, mentre Tokyo va vissuta, odiata, amata. Mi manca, e non ci posso far nulla.

Italia (i secondi 8 giorni)
A dispetto delle apparenze e delle lamentele continue degli italiani, ve lo sto troppo dicendo: l’Italia d’estate e’ proprio una figata. Il mare, il cibo, il modo in cui e’ vestita la gente, le chiacchiere, gli amici, il sole.
La crisi? Ne parlano tutti, ma io a dire il vero l’ho vista poco e l’ho sentita ancor meno. Sara’ che in Veneto comunque sia abbiamo sette vite come i gatti, e la gente tira a campare, che volete che vi dica.
Ho anche notato molti stranieri che vivono in Italia, giovani di colore che parlavano con accento veneto, un tipo orientale sulla ventina che beveva lo spritz coi suoi coetanei autoctoni. Bello.

Tirando le somme: Mi direte che e’ facile parlare per me che vivo all’estero e in Italia ci torno solo in vacanza. Ma andateci un po’ voi a vivere all’estero, e poi ditemi dove si sta meglio. Se in Italia gli stipendi fossero un po’ più alti, i servizi pubblici funzionassero un po’ meglio e la gente fosse un filino più rispettosa del suo prossimo non ci sarebbe paragone con nessun altro paese al mondo, in fatto di qualità della vita. Io per dire in Australia soffro la banalità costante che si trova ovunque, nella gente, nella cultura, perfino nei paesaggi, e a questo proprio non c’e’ rimedio. Saremo cazzoni noi italiani, ma almeno la nostra cultura e’ interessante.

Germania (Francoforte di passaggio)
Alla faccia dell’educazione tedesca, il cruccone seduto a fianco a me si e’ messo a parlare al telefono in fase di atterraggio.
Alla faccia dell’efficienza tedesca mi hanno sbagliato a fare il biglietto e a momenti in Giappone mi lasciano a terra.
Alla faccia dell’economia tedesca che tira, non ci andrei a vivere neanche morto.

Australia (arrivo stamattina)
Stamattina atterro a Sydney verso le 6:30 e vado a casa. Mi faccio una doccetta e salgo in bus per andare al lavoro (ero abbastanza riposato, visto che viaggiavo in business class ho dormito). In autobus un idiota attacca a parlare dei cazzi suoi al telefono di fronte a tutti. Per 20 minuti, senza ritegno, ad alta voce. Stava facendo una riunione di lavoro in autobus: parlando di soldi e di dettagli confidenziali, una cosa scandalosa. Il classico atteggiamento no worries degli australiani, che mal si sposa con quello che e’ successo dopo.
Infatti arrivo in ufficio, mi chiedono quando sono atterrato, io rispondo “2 ore fa”… e mi rimandano a casa. Sembra esista una non precisata fatigue policy secondo cui in azienda da me (ma solo in Australia eh) non si può andare al lavoro dopo un volo notturno. Cioe’, non c’entra se sei stanco o se non hai dormito: se voli la notte non puoi andare a lavorare di giorno. Perché se l’Italia e’ una repubblica fondata sul lavoro, l’Australia e’ una colonia britannica fondata nell’over-regulation, over-concern, over-safety. Tipo gli assurdi caschetti per ciclisti, ma non solo.

Sfido che poi si ammazzano di alcool al pub. Bah.


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