Hsiao Chin è stato ospite alla Fondazione Marconi di Milano sino al 9 marzo con una mostra monografica, che comprende opere realizzate appositamente per l’occasione, dal titolo L’inizio del viaggio…. Opere su carta 1960 – 1965. Il viaggio continua….Opere su carta 2012.
Al primo piano sono esposti i nuovi lavori, al secondo le carte realizzate nei primi anni sessanta.
Due momenti che sembrano quasi in contrapposizione tra loro, da tanto lo stile di Chin, pur restando coerente, è mutato con la maturità: le tele (in realtà, sono fogli attaccati al muro) recenti sono coloratissime, zeppe come una vignetta di Cocco Bill, coloratissime e cangianti. Il filo d’unione è il simbolismo.
Le opere più vecchie sono delicati acquarelli su carta di riso che aiutano la meditazione e ricordano il calligrafismo: si usano strati di colore, molto delicati, forme geometriche e regolari, volumi alternati a spazi vuoti. L’equilibrio regna sovrano e ogni forma geometrica ha una sua simbologia evidente a tutti: il cerchio è la perfezione, il triangolo è la spiritualità, il quadrato è l’evoluzione.
Le opere più colorate fanno invece parte della serie chiamata solare, ma anche in questo caso servono per avvicinare alla meditazione e suggerire allo spettatore un senso di tranquillità.
Quattro opere riassumono il lavoro di Chin negli anni ’90: Passaggio alla Grande Soglia (che sublima il concetto legato alla morte della figlia Samantha), Verso il Giardino Eterno, L’inizio della Rinascita ed Evoluzione Cosmica.
Chin ha un’arte che è propria di pochi: comunicare e rappresentare l’essenza delle cose senza essere figurativo. I suoi colori giustapposti, le forme in dialogo tra loro, sono veramente zen: parlano all’anima, non solo comunicando un senso di tranquillità, ma proprio raccontando una storia. La delicatezza sognante, il messaggio in ogni caso deciso, la capacità di osservare il mondo e renderlo in modo espressivo e asciutto, senza sbavature e senza nulla di troppo fanno di lui un artista imperdibile.
L’autore ha voluto ripensare di proposito al Taoismo “perché il mondo occidentale era troppo variegato. Proprio per questo decisi di fare un percorso personale in grado di costruire un bagaglio culturale ed esperienziale di azione e di pensiero … per arrivare ad avere una pittura solo mia”.
Questa idea è sempre coerente in Chin: anche nelle opere più recenti non viene mai meno la sua dimensione meditativa e il senso della spiritualità orientale. Ed anzi le sue opere potrebbero a buona ragione essere visti come sistema di riflessione.
La mostra presenta anche i multipli su tela di Hsiao ed i raku, tecnica di origine giapponese utilizzata per la fabbricazione di ceramiche.
Un artista imperdibile, che è stato capace di mettere insieme elementi della color field abstraction alla Rothko e taoismo, pittura tantrica contemplativa e simbolismo tibetano. Il suo lavoro testimonia l’incontro di un sapere orientale antico con l’avanguardia artistica occidentale.
Written by Silvia Tozzi