Come ampiamente annunciato e pubblicizzato, il 25 ed il 26 maggio l’Ippodromo dei Fiori di Villanova d’Albenga, in provincia Savona, si è trasformato in un incredibile ritrovo di situazioni musicali, il più grande evento mai realizzato in Liguria, un potenziale contenitore capace di radunare migliaia di appassionati e fans. Ma a differenza dei grandi raduni del passato, il FIM (Fiera Internazionale delle Musica) non è stato pensato come evento monotematico, ma come riduzione a multi spazi, ognuno dei quali realizzati in funzione dei differenti gusti, età e know how specifico. Difficile per me dare un giudizio sul risultato, e non mi riferisco naturalmente ai protagonisti sul palco, ma in questi casi alla parola “riuscita” occorre abbinarne un’altra, fondamentale, “numero dei presenti”. Mero fatto matematico per i più, ma occorre pensare agli sforzi fatti da chi ha lavorato mesi pensando al FIM, e sperare che l’auspicata quadratura del cerchio possa portare ad una ripetizione della manifestazione. L’augurio è quello che Verdiano Vera, Linda Cavallero e tutti i collaboratori, possano essere stati ripagati per l’impegno ed il coraggio; sicuramente prematuro tirare le somme, ma il sorriso sempre presente sui loro volti nel corso della kermesse lascia presupporre uno stato di serenità che… tranquillizza. Il mio piccolo racconto sarà assolutamente parziale, essendo io impegnato in due zone specifiche dell’ippodromo, quella dello stand di MusicArTeam e quella del palco del Riviera Prog. La due giorni musicale ha avuto il naturale prologo del venerdì, giorno dedicato all’allestimento degli stand. Si è respirato aria da grande evento, da momento storico, da fatto incancellabile. I differenti palchi montati, funzionali al genere musicale previsto, si perdevano nei quasi 200 mila metri quadrati disponibili, mentre prendeva vita il corpo centrale espositivo. Tutti con lo sguardo rivolto verso il cielo sereno, quasi a rimuovere la razionalità che spingeva a guardare il telefonino - dannata tecnologia! - che ricordava a tutti che il giorno dopo sarebbe piovuto… nessuna via di scampo. Inutile ribellarsi al meteo, e il sabato mattina l’acqua copiosa taglierà qualche esibizione, anche se a conti fatti il pubblico risponderà bene al disagio atmosferico. E poi si sa, nessun avvenimento musicale all’aperto può considerarsi grande senza un bell’acquazzone! La popolazione dell’Ippodromo dei Fiori la si può idealmente dividere in tre categorie, escludendo la parte organizzativa: gli artisti, coloro che desiderano vederli on stage, e tutti quelli che hanno un pezzo di vita da proporre, che sia una tastiera od un insieme di dischi; tutti all’interno di un contenitore musicale che calmiera i valori e fa nascere nuove e spontanee conoscenze. Il pop accanto al rock, il prog e gli emergenti, il cantautorato e il classico, e chissà quante sfumature dimentico! Proprio di fronte al settore occupato da MusicArTeam, ho visto lo stand più bello dal punto di vista estetico, quello che evidenziava Il Festival Di Musica Da Camera di Cervo. La giovane donna che nell’occasione era presente mi confidava di sentirsi un po’ intrusa in quel contesto… grosso errore, e sono proprio queste le occasioni dove le etichette e i generi cadono, mentre resta in piedi la passione musicale. E’ stata una grande occasione per socializzare, per incontrare radio, emittenti televisive, persone che si conoscevano da una vita, ma solo virtualmente. Impossibile utilizzare la parola “amici”, ma in questi casi si può anche osare, e pensare di esserlo davvero stati almeno per 48 ore.
Seconda giornata piena di sole, ma il freddo intenso (10 °C per la Liguria significano di solito “inverno”) ha continuato a dare fastidio. Più della parole le immagini… questa l’atmosfera che si respirava la domenica:
La musica di cui potrei raccontare è quella del palco prog - direzione artistica di Massimo Gasperini della Black Widow -, ma non mi pare opportuno commentare il susseguirsi continuo dei musicisti… lo spirito nera era certo competitivo. Li elenco come da apparizione: Flower Flesh, La Coscienza di Zeno, Goad, Biglietto per l’Inferno.Folk, Delirium, The Trip, Claudio Simonetti Project (1°giornata), Le Porte non Aperte, G.C.Neri Band, Il Cerchio d’Oro, Il Tempio delle Clessidre, Garybaldi e Latte e Miele (2° giornata). Da evidenziare alcune esibizioni dimostrative di Gianluca Tagliavini nelle vesti di endorser Yamaha, momenti di sicuro gradimento per i tanti appassionati del genere prog. Qualche curiosità, in ordine sparso. In primis un incontro inaspettato, quello con Simon Luca, artista di spessore che ricordavo in prima pagina su Ciao 2001: portarlo sul palco per un racconto progettuale era il minimo che potessi fare. Tanti gli ospiti, da Pino Sinnone - che non si è esibito con i Trip ma con il Cerchio d’Oro, nel giorno dell’uscita del loro secondo album - a Giorgio “Fico” Piazza (che con Tagliavini ha portato un pezzo di PFM al FIM), sino ad arrivare ad Aldo De Scalzi, sul palco con i Latte e Miele. Andando a ruota libera mi viene in mente la piccola sfortuna, strettamente connessa alla professionalità e alla capacità di reazione di Claudio Simonetti, per venti minuti impossibilitato nell’utilizzo del proprio strumento (guasto tecnico), mentre la temperatura calava, attorno alle ore 23. E poi Joe Vescovi che ritorna a casa sua, accompagnato dal decano dei promoter/manager, quel Pino Tuccimei che tutti si augurano di vedere stabilmente al lavoro. Dal palco abbiamo anche scoperto qualcosa in più sul nuovo libro di Maurizio Galia, la seconda edizione di “Prog40”, e sui progetti futuri di Paolo Siani e, si spera, della Nuova Idea. E ancora… la performance dei Garybaldi dedicata a Bambi Fossati, e il ricordo di Don Andrea Gallo, che avrebbe dovuto donare un personale cameo nel nuovo album dei Latte e Miele. Mi vengono spontanee ancora un paio di annotazioni, la prima riguardante la G.C.Neri Band, frustrata da un inconveniente tecnico (banale nella sua causa) che ne ha momentaneamente interrotto l’esibizione, rinfrancata parzialmente dal giudizio di uno che se ne intende, il già citato Fico Piazza che mi confidava: “… questa è la musica che vorrei suonare!”. La seconda è un fatto meramente personale tra me e i Latte Miele, o per meglio dire Alfio Vitanza. Avevo 16, era il mio primo concerto. Rimasi colpito da un batterista, che mi appariva troppo giovane per essere su di un palco così importante, prima dei VDGG. Erano 41 anni che non lo vedevo suonare dal vivo, ed è stata una grande emozione! Nessuna graduatoria di merito… ho apprezzato tutto quello che ho potuto ascoltare, interagendo con service e musicisti, in totale armonia. Nell’occasione ho ritrovato altri frammenti di passato, in fondo bastava ruotare su se stessi per rendersi conto del verde, della musica proveniente da più parti, dei profumi tipici degli incontri all’aria aperta. E in quella zona “antica”, dedicata ad un rock un po’ speciale, c’era il tocco in più che forse non tutti hanno notato, e che ho in parte trascurato per mancanza di tempo; mi riferisco al pulmino rosso anni’70 di Yastaradio, adiacente alla zona mixer, dove era possibile registrare interviste e musiche, con disponibile un frigo carico di birre. Ecco… Dalse è un giovane capace di incarnare quello spirito da festival musicale che è ancora tanto amato, e mi piace utilizzare il suo “van” come simbolo dello spazio Rock della Fiera Internazionale della Musica. Due giorni di “fatiche serene”… felice di averle vissute.