« O Responsabilità, quanti delitti si commettono in tuo nome! », questo potremmo dire parafrasando la famosa frase (libertà è il motto originale) della viscontessa De La Platière.
Responsabilità è sicuramente la parola più usata ed abusata degli ultimi 2 mesi, è la capacità di conoscere, accettare ed affrontare le conseguenze di una propria azione o comportamento, la responsabilità è intesa come un’azione compiuta in uno stato di libertà limitata per cui le possibili scelte devono essere eseguite senza un’ampia possibilità di variabili. Le caratteristiche morfologiche della responsabilità sono che lo stato delle cose è conseguente al comportamento assunto, che l’attore avrebbe potuto prevedere le conseguenze dell’atto assunto e che volendo avrebbe potuto cambiare la scelta e quindi modificarne le conseguenze.
Come si pone tutto questo preambolo di fronte alla situazione politica italiana attuale? Il 28 marzo Bersani dichiarava di essere pronto ad assumersi una responsabilità enorme per la formazione del governo chiedendo allo stesso tempo al Movimento 5 Stelle di assumersi una parte di responsabilità. Il 10 aprile sempre Bersani afferma di non sentirsi responsabile in quanto le proposte le ha fatte e sono gli altri a non accettarle, il giorno seguente rifiuta ogni responsabilità per l’ennesima volta ed il 13 aprile dichiara che i cittadini che gli chiedono responsabilità hanno votato per un altro partito. Arriviamo agli ultimi giorni con l’elezione del Presidente della Repubblica sul profluvio insistente di questa parola diventata il tormentono primaverile al pari delle canzonette estive da spiaggia, il Movimento 5 Stelle lo avverte che sarà il solo responsabile di quello che accadrà mentre lo stesso Bersani chiede nuovamente al M5S di assumersi le proprie responsabilità. Questa specie di Monopoli sillabico prosegue con le votazioni andate a vuoto su Marini e Prodi e la dichiarazione del segretario PD secondo cui il partito “non è stato in grado di corrispondere alle proprie responsabilità”, quanti significati si possono attribuire ad una sola parola variandone il contesto? Mentre Bersani ha cerca di giustificare le proprie azioni basandosi sull’assunzione di responsabilità, la Bindi per lo stesso motivo si dimette al grido di “non voglio responsabilità per cattiva prova del PD”, questa specie di commedia all’italiana trova il suo tragico epilogo con il neo-rieletto Presidente della Repubblica Napolitano che giustifica il tornare sui propri passi di addio alla carica giustificandola con “Un’assunzione di responsabilità, adesso i partiti facciano altrettanto”. Ancora responsabilità, sempre lei tiene banco e detta i ritmi della politica odierna, in mancanza di valori ed ideali da seguire appare l’unica via, la strada maestra che giustifica ogni azione o promessa infranta, si invoca per attribuirsi i meriti o sminuire i propri demeriti, si usa come accusa agli avversari, se ne abusa per tirarsi fuori da una situazione critica, per variare i temi scomodi ed aprire porte chiuse.
La viscontessa De La Platière era una girondina, una pasionaria, una rivoluzionaria che aveva sposato la causa del popolo financo a donare la vita in nome della Libertà che al tempo tutto giustificava, la responsabilità diffusa oggi ad ogni piè sospinto non ci chiede sacrifici così estremi, ma solo di rinunciare all’esercizio della democrazia in suo nome, all’ammettere i limiti delle scelte popolari in nome della superiore necessità dell’assunzione da parte degli attori di questa acclamata responsabilità. E’ forse giusto che questo giustifichi tutto? Che gli elettori e le persone debbano vedere sviliti i propri diritti esercitati tramite il voto democratico in nome di questa parola? Il bene comune assunto dai nostri politici come una necessità assoluta corrisponde veramente al bene dei cittadini?