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Visto al Festival di Cinema Africano (fuori concorso), in lingua originale sottotitolato.
In una New York irriconoscibile vive un immigrato senegalese che prova a sfondare come cantate mentre si mantiene come venditore di cd pirata, cerca di rimanere a galla, smarcarsi dal lato b della sua vita e di salvare anche la ragazza di cui è innamorato.
Una trama che più che canonica è caotica. Se la sinossi sembra banale è perché è difficile da seguire; il regista sembra preso a cercare una via autoriale a come mostrare le cose più che alla trama (e la cosa non sarebbe negativa), ma si perde velocemente, dimentica la chiarezza, i fatti si susseguono in una noia soporifera e confusa.
L'utilizzo di filtri colorati (alcune delle scene più belle sono quelle virate in rosso, alcune di quelle più stucchevoli sono quelle virate su colori terrei), la camera a mano, primi piani e dettagli sono solo un corollario inutile se un film non riesce a veicolare né una storia né un messaggio, soprattutto se l'intento è quello di mostrare la vita di un esule. Interessante invece l'ambientazione newyorkese resa indefinibile dalla scelta di non mostrare niente di noto.