Rete 4: Mussolini e Balbo al centro dei documentari "Il corpo del Duce" e "L'ultimo volo" in onda stasera

Creato il 25 luglio 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
A settant’anni dalla caduta del Fascismo, Retequattro inquadra storicamente gli eventi di quella stagione riproponendo i documentari “Il corpo del Duce” e “L’ultimo volo”. Al centro dei filmati presentati da Giuseppe Cruciani - in onda stasera, giovedì 25 luglio, in seconda serata, all’interno del programma “Apocalypse” - le parabole di Benito Mussolini e Italo Balbo.
“Il corpo del Duce” è un durissimo documentario coprodotto da Cinecittà Luce e Retequattro tratto dall’omonimo saggio di Sergio Luzzatto. ll film, diretto da Fabrizio Laurenzi, apre una riflessione sul valore simbolico e politico del corpo di Mussolini: da vivo, nell’esercizio del suo potere, e da morto, con la profanazione del suo cadavere e, in seguito, le travagliate vicende del trafugamento della sua salma.
“Il corpo del Duce” mostra sequenze della salma di Mussolini e le sue ultime immagini fotografiche: scattate nella Questura di Milano il 14 agosto del ’46, sono state inserite in un faldone riservato del Ministero degli Interni e rimaste top secret per oltre mezzo secolo.
La figura di uno dei personaggi di spicco dell’epoca, Italo Balbo, è protagonista de “L’ultimo volo”. Basato su materiale di Cinecittà Luce, il documentario è diretto da Folco Quilici, il cui legame con la vicenda è storico e personale: il padre, il giornalista Nello Quilici, faceva parte dell’equipaggio dell’aereo abbattuto in Libia a bordo del quale persero la vita Balbo e altre otto persone.
Il docu-film cerca di risponde ad una serie di interrogativi rimasti insoluti, legati alla morte del comandante italiano sul Fronte libico. Chi poteva volere la morte di Balbo? Perché la notte del 28 giugno 1940, prima di essere abbattuto dell’antiaerea italiana, l’aereo sorvolava i cieli di Tobruck? Come mai il bollettino del giorno successivo parlava di “azione di bombardamento nemica” e non di incidente? Potrebbe trattarsi del primo caso italiano di “fuoco amico”?

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