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Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia Lettera aperta della RACMI

Creato il 31 gennaio 2014 da Yellowflate @yellowflate

1624620_763960930298444_925141144_aIn occasione della tavola rotonda che si tiene presso la Regione Toscana il 31 gennaio 2014, la Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) si rivolge alle vive coscienze con questo contributo informativo e conoscitivo per fare appello al realismo e al senso di collaborazione costruttiva rispetto all’annosa questione del Sahara che necessita una soluzione politica condivisa e definitiva.
Un flash storico della questione del Sahara marocchino è necessario: Nel 1912 il territorio marocchino fu occupato dalla Francia in centro e la Spagna in nord e in sud. La liberazione è avvenuta dalla Francia nel 1956, invece, dalla Spagna sono stati liberati Tarfaya nel 1958, Sidi Ifni nel 1969 e le regioni di Saqia AlHamra e Oued Eddahab, più note con il nome di Sahara Spagnolo, nel 1975. Nel 1976 si sono subentrate ingerenze esterne, particolarmente nel primo passo, del regime del Gheddafi, motivate da ambizioni egemoniche tendendo di destabilizzare il Marocco manipolando studenti marocchini marxisti leninisti creando il conflitto artificioso attorno al Sahara marocchino, poi il regime algerino che era a favore dell’unità marocchina, ha cambiato la sua posizione sostenendo militarmente, diplomaticamente e logisticamente questi giovani fino ad oggi.
La questione del Sahara fu affidata all’ONU che preparò un referendum sul futuro della regione, ma l’organizzazione di tale referendum, dopo anni di stallo dovuto dalle enormi difficoltà di trovare un accordo sulla composizione del corpo elettorale, si è rivelata alla luce dai fatti impossibile dall’ONU stessa.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con le sue risoluzioni 1754, 1783 e 1813, e le altre recenti, sostenendo il rapporto dell’ex Inviato Personale del Segretario Generale dell’ONU, Peter Van Walsum, che ha sottolineato che la separazione del Sahara dal Marocco è irrealistica, e ha definito “seri e credibili” gli sforzi del Marocco per risolvere tale conflitto artificioso, residuo della guerra fredda.
Il Regno del Marocco si è impegnato costruttivamente nel proporre un’iniziativa di autonomia della regione del Sahara, nell’ambito della sovranità del Regno e della sua unità nazionale. L’iniziativa s’inserisce nel quadro di una società democratica e moderna fondata sullo Stato di diritto e di doveri, sul rispetto delle libertà individuali e collettive; promuove lo sviluppo economico e sociale per un futuro migliore per le popolazioni della regione; mette fine alla separazione favorendo la riconciliazione. Secondo le Nazioni Unite, tale proposta è seria ed è credibile.
Da evidenziare da un altro versante, che la situazione nei campi di Tindouf è molto preoccupante, caratterizzata da gravissime negazioni dei diritti umani, perpetrate da oltre 37 anni da parte dell’Esercito algerino e le milizie dell’organizzazione separatista “polisario”: detenzioni arbitrarie, tortura, sequestri, sparizioni, schiavitù, negazione dei diritti di espressione, circolazione, censimento, ritorno alla Terra-Madre il Marocco.
Da apportare, inoltre, che proprio in questi campi è in corso da anni un vile sfruttamento di una popolazione di donne, anziani e bambini, che vive degli aiuti umanitari internazionali, questi esseri umani, sprovvisti di mezzi autonomi di sostentamento e senza prospettive per il futuro sono necessari al Polisario per il mantenimento dei flussi di aiuti internazionali e rappresentano una “preziosa” fonte di ricchezza per il Polisario.
Oggi, in questi campi è emersa una nuova generazione, formatasi all’estero, che non può più vivere in condizioni miserabili dei campi, che aspira, come dappertutto nel Maghreb, al lavoro, alla mobilità sociale, alla democrazia, alla dignità e che contesta il potere di una dirigenza che da decenni non cambia, che si è arricchita sfruttando il conflitto. Questa nuova generazione è divisa, però, tra chi è per una ripresa della guerra ma oggi considerata scelta di suicidio, chi per aggregarsi ai movimenti islamisti con l’idea di instaurare la legge islamica nel Maghreb e questi sono già attivi o collegati ai gruppi terroristici e bandi criminali in Africa come l’Al Qaeda, AQMI, MUJAO, Boko Haram.., e chi per l’accettazione dell’autonomia allargata proposta dal Marocco come il Forum di Sostegno agli Autonomisti di Tindouf (FORSATIN) ma sono oppressi e vietati dall’Esercito algerino e la dirigenza del Polisario …
Da far ricordare che i governi del mondo compresso Italia raccomandano in modo assoluto di non visitare i campi di Tindouf amministrati dall’Esercito algerino per l’insicurezza assoluta e il precedente ignobile rapimento terroristico e sequestro degli stranieri compresso due donne italiane a Tindouf e in sud algerino.
La situazione nelle regioni sud del Marocco, invece, è caratterizzata da una popolazione attiva che partecipa all’edificazione del proprio futuro, dimostra il proprio radicamento alla vita politica, economica, sociale e culturale del paese. Nel corso degli anni sono ritornati in Marocco numerosi dirigenti e fondatori del Polisario e migliaia di deportati nei campi, altri sono stati uccisi dall’Esercito algerino e le milizie mentre scappavano da questo inferno.
Pertanto, noi cittadini marocchini che contribuiamo allo sviluppo d’Italia, ripetiamo il nostro appello alla buona volontà di coloro che, mobilitandosi per creare le condizioni favorevoli ad una soluzione politica negoziata, sapranno rigettare le opzioni separatistiche in Nord Africa.

Firenze 31 gennaio 2014


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