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Retraat è un thrillerino inglese.
L'idea, molto economica, del film non è affatto male: abbiamo 2 coniugi in vacanza su un'isola deserta (con lei piagnucolosa e frigida), un uomo disperso e un'epidemia.
Tutto qua!
Il film gioca il tutto per tutto sull'ambiguità, sul dubbio (l'uomo dice la verità oppure è un folle?), sul dispotismo dell'estraneo - che fa quel che fa per un bene maggiore - e sul crescente di tensione e intolleranza che si viene a creare tra i tre.
Le premesse sono sicuramente molto interessanti, un po' meno lo è la riuscita. Purtroppo c'è una specie di continua ripetizione nei meccanismi di "ribellione" della coppia, nonché una pochezza nella caratterizzazione dei tre protagonisti. Non si riesce, per quanto siano bravi gli attori, ad avere empatia con loro.
La regia l'ho trovata discreta. Il debuttante Tibbetts è riuscito a dare parecchio respiro alla pellicola considerando che, per la sua quasi totalità, è tutta ambientata dentro il casolare.
Ho molto apprezzato la fotografia del casolare sigillato (lo sigillano dall'interno per evitare di far "entrare" l'epidemia), le cui finestre colorate (per via delle buste di plastica) sembrano dare l'effetto da cattedrale e rendono l'ambiente quasi sacro e, appunto, inviolabile.
Con una maggiore attenzione sui personaggi e una minore considerazione de La Notte dei morti viventi - in più di un'occasione balzano agli occhi le similitudini - avremmo potuto avere un film coi fiocchi.
Imdb
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