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REVENANT – REDIVIVO di Alejandro González Iñárritu (2015)

Creato il 15 gennaio 2016 da Ifilms
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Scritto da Davide Dubinelli
Categoria principale: Le nostre recensioni
Categoria: Recensioni film in sala
Pubblicato: 15 Gennaio 2016
Alejandro González Iñárritu  

revenant

Basato sul romanzo The Revenant: A Novel of Revenge (2002) di Michael Punke, a sua volta ispirato alla vera storia dell'esploratore americano Hugh Glass, il sesto lungometraggio di Alejandro González Iñárritu ricerca, con altalenante efficacia, un delicato equilibrio tra cinema mainstream e incursioni in una dimensione più intima all'interno di una cornice ad alto tasso spettacolare.

1823. Nelle lande desolate e selvagge tra Missouri, North e South Dakota, rese ancora più ostili dal gelido inverno, il frontiersman Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) è costretto a fuggire tra i boschi insieme ai pochissimi membri della spedizione sopravvissuti all'attacco di un gruppo di indiani Ree, autori di una violentissima carneficina ai danni degli "invasori". Scampato miracolosamente all'aggressione di un orso grizzly e abbandonato dai compagni che lo ritengono un peso per la fuga, Glass inizia così una incredibile avventura per cercare di sopravvivere...

Tra misticismo ed epica del racconto, apparizioni degli spiriti dei propri cari defunti a causa della cieca violenza dell'uomo (civilizzato?) e iperrealismo dell'approccio visivo, il regista messicano ricerca con pianificata perseveranza un respiro cinematografico totalizzante che, paradossalmente, spesso rimane confinato più nelle intenzioni che non nel risultato finale. Apprezzabile l'idea di un cinema delle origini (western, più che altro) in cui a dominare non è la parola bensì l'immagine, nel tentativo di ritrovare una purezza di forma e di contenuto attraverso il virtuosismo tecnico e la linearità della narrazione. Meno apprezzabili la tendenza a ripetersi, arrancando un po' sia nella progressione drammaturgica sia nelle strabilianti trovate estetiche, e l'eccessiva aderenza dei personaggi di contorno a modelli precosituiti: il cattivissimo Fitzgerald interpetato da Tom Hardy che incarna la bestialità dell'uomo, l'innocenza perduta del giovane Bridger (Will Poulter), la vacillante fermezza del capo della spedizione, il Capitano Henry (Domhnall Gleeson).

Dopo una prima mezz'ora che fa gridare al capolavoro, il film diluisce le suggestioni in maniera sempre meno convincente, per approdare a un epilogo assolutamente coerente ma, al tempo stesso, pedante dal punto di vista prettamente cinematografico. La contemplazione della scabra bellezza del paesaggio innevato, solcato dalla solenne presenza del fiume Missouri, innesta nel racconto una dimensione che va al di là di quanto sia percepibile con i sensi, in linea con uno spiritualismo à la Malick (« La vendetta è nelle mani di Dio») che stride con i lampi di inusitata violenza connaturati nel comportamento umano, non così lontano da quello animale.

Quella del silente Glass, è una parabola cristologica ai confini del mondo, in cui morte e ressurezione si manifestano in un tourbillon all'insegna degli elementi naturali (acqua, terra, fuoco, aria) e della forza dello spirito. Proprio come è stata una sfida interpretativa per DiCaprio, la pellicola sembra per Iñárritu una sfida lanciata dal cinema nei confronti del cinema stesso, perlomeno dal punto di vista delle tecniche di ripresa (proseguendo, idealmente, il titanismo di Birdman del 2014): grazie all'incredibile lavoro del direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, il cineasta di Città del Messico bracca da vicino in maniera viscerale i personaggi (con tanto di schizzi di sangue sulla macchina da presa) e immerge o spettatore dentro la vicenda, con soluzioni a dir poco sbalorditive.

3 Golden Globes, 12 nomination ai premi Oscar, 8 nomination ai BAFTA Awads.
Cronaca di un successo annunciato.

Voto: 2,5/4


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