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Avete presente quando uno usa il termine "americanata" per definire un film con troppe cose assurde dentro? Ecco, Revenant è un'americanata colossale, di quelle che ad un certo punto vorresti alzarti dalla poltrona e gridare "E dai, ora basta!" e invece no, sembra non bastare mai e quando pensi di aver già visto tutto, arriva un'altra scena assurda e in questo film a Leonardo Di Caprio succede veramente di tutto e sono tutte cose che non aggiungono nulla alla pellicola e anzi, la rendono una rottura di palle di due ore e mezza, che potresti addormentarti dopo un quarto d'ora e svegliarvi quindici minuti prima dei titoli di coda, ché tanto tutto quello che sta in mezzo è solamente Di Caprio che nuota in un fiume ghiacciato senza congelare, Di Caprio dilaniato con le ferite sanguinanti, Di Caprio che cammina nel bosco con una gamba rotta, Di Caprio che cade in un burrone senza farsi nulla, Di Caprio che lotta contro gli indiani senza essere colpito. Adesso voglio dire; caro regista Alejandro G. Iñárritu, io apprezzo tantissimo che tu abbia voluto girare il film con la sola luce naturale e ci hai messo tipo otto mesi perché la luce giusta c'era solo per due ore al giorno e i panorami sono stupendi e sei stato proprio bravo dietro la macchina da presa e questo film deve vincere l'Oscar per la fotografia e se non glie lo danno è un vero furto, ma non prenderci per il culo con questa storia assurda che dovrebbe essere tratta da una vicenda reale, perché nessuno ci crede. Più che altro l'avete romanzata così tanto che alla fine è diventata un'epopea ridicola. Avevate forse paura che a fare un film un pochino più realistico, poi Di Caprio non usciva fuori abbastanza macho? Tesori miei, lasciate che vi dica una cosa: io me la sono rotta la gamba; spezzata a metà con il piede girato al contrario proprio come Di Carpio nel film e vi giuro che dopo un mese l'unica cosa che riuscivo a fare senza stampelle, era strisciare sul pavimento, dal letto fino al divano e questo invece cammina zoppicando come se avesse un fastidioso sassolino nella scarpa e non venitemi a dire che io sono una femminuccia, perché prendo una mazza e vi spacco tibia e perone come in Misery Non deve Morire e poi ne riparliamo.
Poi parliamoci chiaro: vogliamo dare questo Oscar a Leonardo Di Caprio perché lo avete già candidato cento volte e non ha mai ricevuto una fava? Ok, diamoglielo, ma da qui a dire che fa fatto un'interpretazione magistrale ce ne vuole, perché nel film non fa altro che tossire e sputacchiare, con la faccia ricoperta di ghiaccio, terriccio e ferite finte. Poi se invece dovremmo impressionarci perché "O mio Dio, ha mangiato un fegato crudo!", beh, a Pechino Express abbiamo visto mangiare cose molto più schifose, quindi non ditemi che è stato bravo, perché questo Oscar non se lo merita per niente, ma proprio zero e tutto questo hype che ci hanno costruito attorno è totalmente ingiustificato. E non se lo merita neanche Tom Hardy che ha sempre un posto speciale nel mio cuore, ma qui è capace solo a sgranare gli occhi.
Quindi ora ve lo dico in parole più semplici: se vogliamo andare a vedere una versione di Rambo ambientata agli inizi dell'Ottocento, con gli indiani al posto dei Vietnamiti e con un protagonista indistruttibile che guarisce alla velocità della luce neanche fosse Wolverine e poi vogliamo uscire dal cinema strizzandoci il pacco e sentendoci molto molto maschi, siamo liberi di farlo. Ma la verità la conosciamo benissimo: in questo film mancano solo le spade laser e poi c'è più fantascienza che in Star Wars.