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"Hanna" è un convincente ed ispirato action-movie di nuova generazione, tra iperboliche sequenze visivamente impeccabili (e Joe Wright mostra una duttilità rimarchevole) e convincenti risvolti narrativi, ma è anche un "coming-of-age" ironico e iconico, quasi fumettistico, alla rovescia, oltre a poter vantare un cast di protagonisti molto sopra la media , con eccellenze (Saorsie Ronan e Cate Blanchette) a dare uno spessore impensabile ad un film di genere, trasformandolo in un dramma umano a tutto tondo.
"Hanna" è la prima vera sorpresa della stagione cinematografica. E la sorpresa non sta nella qualità, molto buona, del prodotto in sè, quanto nella modernità dello stesso. E la modernità è evidente allorquando ci si propone di inserire in un contesto univoco e chiaro un film del genere. Prima di tutto, "Hanna" è un action-movie al femminile, dominato dalla figura-personaggio omonima, una super-ragazzina dalla forza incredibile, educata alla sopravvivenza a tutti i costi, un'arma essa stessa, un organismo-persona geneticamente potenziato. In questo il character di Saorsie Ronan è lontanissimo dalle action-women classiche, corpose e seducenti donne strong con un fondo di malizia e un'attitudine al mostrarsi alla telecamera con facilità. In poche parole, "Hanna" è l'antitesi di qualsiasi personaggio finito nelle curve della disinibita Angelina Jolie. Prima di tutto è un'adolescente, poi è un'alienata, incapace di inserirsi in un mondo mai vissuto, compreso attraverso una elaborazione soltanto mnemonica e razionale, con la consueguente eccedenza dei suoi comportamenti, e uno scarto ironico da fumetto. Poi è una revenge-girl non comune, animata da un dramma interiore rivissuto continuamente e con animo infelice, turbato, scosso. "Hanna" è la quintessenza del personaggio a tutto tondo, che abbandona lo stereotipo e cerca una sostanza caratteriale nuova, non consueta in un film di genere. Per questo la pellicola è una storia di formazione/deformazione, un percorso al contrario che non vede la vittoria della giustizia e della stabilità, ma dell'inquietitudine e del sangue. L'interpretazione di Saorsie Ronan è una delle componenti più importanti per la riuscita del lungometraggio. Spenta e carica di animo guerriero insieme, in costante passaggio tra momenti ansiogeni e attimi di felicità, la Ronan gioca la carta della demistificazione, ma anche il contrasto tra l'apparenza angelica e la forza fisica, per poi chiudersi a riccio come nelle sue prove migliori del passato, quando dava un tocco problematico ai suoi personaggi, riproducendo una naturale propensione drammatica con una sicurezza da mettere in allarme le più grandi attrici della vecchia generazione (leggio Meryl Streep). Non a caso la diretta antagonista non può essere una qualunque attrice anonima, magari fisicamente appariscente, del circolo hollywoodiano di secondo piano, ma l'incantevole Cate Blanchette, Virago per eccellenza, donna candida e voce potente, quasi roca, impostazione recitativa prevalentemente teatrale. Solo queste due premesse fanno intendere che "Hanna" è un film che rifugge lo stereotipo dell'action in quanto tale e si trasforma in qualcosa di altro. E' infatti un'opera d'autore, firmata da un sempre più convincente Joe Wright, che riesce a svuotare il genere attraverso una mescolanza tematica e di caratteri mai vista. Lo "Svuotamento" sta nell'attitudine ad assumere una prospettiva arbitraria, che usa la struttura comune dell'action, ma vi inserisce motivi di natura opposta, tra "distopia", rilettura comica della storia, presentazione eccentrica e non modulata di caratteri da "fumetto", potenziamento della struttura visiva e dell'elemento sonoro, attraverso una soundtrack sincopata e adrenalinica, nella migliore tradizione elettronica (con i Chemical Brothers che danno man forte al progetto). Risulta, in fin dei conti, un'opera potentissima e atipica, affine al "post-moderno", di carattere, eversiva e visionaria, ma anche piacevolissima e intrigante, leggibile e semplice. Consigliato.
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