E' francese, è politicamente irrefrenabile e per nulla qualunquista, è intelligente, brillante e discretamente problematica. La commedia di Michel Leclerc è una sorpresa, moderata da toni entusiastici eccessivi di parte della stampa transalpina. Per prima cosa sa essere sfrontata senza essere pacchiana, con nudi integrali non incidentali, morbosamente eccessivi, ma parte della naturalezza dell'impostazione caratteriale del personaggio femminile, affidato ad una splendida Sara Forestier, giovane e affascinante attrice che deve la sua notorietà iniziale ad un film di Abdellatif Kechiche ("La schivata") e che ha confermato il suo appeal con la critica francese grazie al Cèsar vinto proprio per il ruolo di Bahia Benmahmoud, una ragazza di origine algerina che entra nella vita altrui, stravolgendola e portando alle estreme conseguenze la sua ossessione ideologica contro la "droite" francese che sia moderata o estremista, soprattutto attraverso una sessualità esibita e usata a fini correttivi. A farne da contraltare un "borghese piccolo piccolo" dal nome molto comune, Arthur Martin, uno Jospinista asettico e poco carismatico (e Lionel Jospin, che ad un certo punto fa un cammeo imprevisto, è stato per il partito socialista una zavorra politica di decenni), Jacques Gamblin, altro attore di classe ed esperienza, chiamato a ricoprire un ruolo "tecnico" (alle prese con l'influenza aviaria) con piccoli risvegli emotivi che portano a galla il suo "altro da sè" giovanile, le sue origini nascoste, la sua razionalità patologica. Il film è completamente affidato all'analisi, e l'intera sceneggiatura è una calibratissima partitura che mette insieme pubblico e privato, che è militante fin dal principio, che è sottesa alla storia e non fuori da essa (ripercorrete lo scontro presidenziale imprevisto destra estermista/moderata Le Pen/Chirac, sussulterete dinanzi al nome di Sarkozy vincente sulla bistrattata Segolene Royal, senza contare i riferimenti ad eventi storici del Novecento di portata globale rivissuti attraverso flashback immanenti e apparizioni estemporanee famigliari). Si tratta di un'opera quasi debordante da questo punto di vista, che sfida i canoni dell'impersonalità politica ed entra nella società per farne uno strumento di lettura parimenti importante rispetto alla psicologia dei personaggi. I due character centrali costituiscono il gioco "comico" che regge l'intreccio, il dualismo tipico tra ragione e sentimento, il contrasto/scontro dei sessi della commedia hollywoodiana, ma non sono semplici marionette, ma esseri umani complessi e sfaccettati, un po' sopra le righe e grotteschi, ma anche profondamente veritieri e con un bagaglio personale esplicitato che mira a costruire una parvenza di verosimiglianza agrodolce, non indolore. In questo modo, "Le nom des gens", oltre ad essere una commedia politica, completamente affine alla "gauche" fancese, anch'essa però ridicolizzata, è anche una commedia di ambiente, che non si limita ad una descrizione immanente dei personaggi, ma cerca di dare una consistenza pseudo-psicologica e motivata alla vita dei due protagonisti e ai loro contatti come parte di un disegno quasi fatalistico. "Le nom des gens" è un atto d'amore, imperfetto e schierato, verso una nuova Francia che si lascia alle spalle un ventennio di "droite" e si avvicina, consapevolmente, alla fine di un'era, quella del Berlusconi francese Sarkozy. Forse, ma forse, ma si.
E' francese, è politicamente irrefrenabile e per nulla qualunquista, è intelligente, brillante e discretamente problematica. La commedia di Michel Leclerc è una sorpresa, moderata da toni entusiastici eccessivi di parte della stampa transalpina. Per prima cosa sa essere sfrontata senza essere pacchiana, con nudi integrali non incidentali, morbosamente eccessivi, ma parte della naturalezza dell'impostazione caratteriale del personaggio femminile, affidato ad una splendida Sara Forestier, giovane e affascinante attrice che deve la sua notorietà iniziale ad un film di Abdellatif Kechiche ("La schivata") e che ha confermato il suo appeal con la critica francese grazie al Cèsar vinto proprio per il ruolo di Bahia Benmahmoud, una ragazza di origine algerina che entra nella vita altrui, stravolgendola e portando alle estreme conseguenze la sua ossessione ideologica contro la "droite" francese che sia moderata o estremista, soprattutto attraverso una sessualità esibita e usata a fini correttivi. A farne da contraltare un "borghese piccolo piccolo" dal nome molto comune, Arthur Martin, uno Jospinista asettico e poco carismatico (e Lionel Jospin, che ad un certo punto fa un cammeo imprevisto, è stato per il partito socialista una zavorra politica di decenni), Jacques Gamblin, altro attore di classe ed esperienza, chiamato a ricoprire un ruolo "tecnico" (alle prese con l'influenza aviaria) con piccoli risvegli emotivi che portano a galla il suo "altro da sè" giovanile, le sue origini nascoste, la sua razionalità patologica. Il film è completamente affidato all'analisi, e l'intera sceneggiatura è una calibratissima partitura che mette insieme pubblico e privato, che è militante fin dal principio, che è sottesa alla storia e non fuori da essa (ripercorrete lo scontro presidenziale imprevisto destra estermista/moderata Le Pen/Chirac, sussulterete dinanzi al nome di Sarkozy vincente sulla bistrattata Segolene Royal, senza contare i riferimenti ad eventi storici del Novecento di portata globale rivissuti attraverso flashback immanenti e apparizioni estemporanee famigliari). Si tratta di un'opera quasi debordante da questo punto di vista, che sfida i canoni dell'impersonalità politica ed entra nella società per farne uno strumento di lettura parimenti importante rispetto alla psicologia dei personaggi. I due character centrali costituiscono il gioco "comico" che regge l'intreccio, il dualismo tipico tra ragione e sentimento, il contrasto/scontro dei sessi della commedia hollywoodiana, ma non sono semplici marionette, ma esseri umani complessi e sfaccettati, un po' sopra le righe e grotteschi, ma anche profondamente veritieri e con un bagaglio personale esplicitato che mira a costruire una parvenza di verosimiglianza agrodolce, non indolore. In questo modo, "Le nom des gens", oltre ad essere una commedia politica, completamente affine alla "gauche" fancese, anch'essa però ridicolizzata, è anche una commedia di ambiente, che non si limita ad una descrizione immanente dei personaggi, ma cerca di dare una consistenza pseudo-psicologica e motivata alla vita dei due protagonisti e ai loro contatti come parte di un disegno quasi fatalistico. "Le nom des gens" è un atto d'amore, imperfetto e schierato, verso una nuova Francia che si lascia alle spalle un ventennio di "droite" e si avvicina, consapevolmente, alla fine di un'era, quella del Berlusconi francese Sarkozy. Forse, ma forse, ma si.
Potrebbero interessarti anche :
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Recensione: I misteri di Chalk Hill di Susanne Goga
Prezzo: € 12,00E-book: € 6,99Pagine: 416Editore: GiuntiGenere: Romanzo Storico - ThrillerCharlotte è una giovane istitutrice tedesca che per lavoro si è... Leggere il seguito
Il 24 giugno 2015 da Roryone
CULTURA, LIBRI -
Ruth e alex
di Richard Loncrane con Diane Keaton, Morgan Freeman Usa, 2014 genere, commedia durata, 92' Parlando della superficialità e del vuoto narrativo che affliggono... Leggere il seguito
Il 23 giugno 2015 da Veripaccheri
CINEMA, CULTURA -
Contemporaneità ed emancipazione psico-spirituale: nuove inquisizioni e nuove...
Di LENI REMEDIOSParte TerzaIn Minima Mercatalia, nel capitolo dedicato alla fase odierna del ‘capitalismo speculativo’, Fusaro, nel quadro di un’osservazione... Leggere il seguito
Il 23 giugno 2015 da Criticaimpura
CULTURA, SCIENZE, SOCIETÀ -
Silver Key: la Chiave Argentea del Mondo dei Sogni
Da Howard Phillips Lovecraft a Neil Gaiman, passando per Robert William Chambers. Grandi scrittori e una band che parte dal neo-prog anni '80 e '90 per... Leggere il seguito
Il 23 giugno 2015 da Dietrolequinte
CULTURA -
CON LE BRACCIA è il titolo del secondo singolo estratto dal nuovo album TIMIDI...
Il brano parla del rapporto col proprio padre filtrato dai ricordi. Si mescolano insieme l’aspetto materiale e l’afflato sentimentale di questo incontro di... Leggere il seguito
Il 22 giugno 2015 da Fraltoparlante
CULTURA, MUSICA -
Il Grande Gioco - I Servizi Segreti in Asia Centrale - Peter Hopkirk
«Una delle letture più appassionanti ... Non bisogna lasciarsi spaventare dal fatto che siano oltre 600 pagine. Non dirò che lo si legge di un fiato, ma lo si... Leggere il seguito
Il 20 giugno 2015 da La Stamberga Dei Lettori
CULTURA, LIBRI