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Il chick-flick della stagione in un periodo di vacche magre per il genere (mentre la caustica comicità si fa donna con "Le amiche della sposa"). "Something Borrowed" è un estenuante clichè, nonostante cerchi con forza di ribaltare i luoghi comuni dell'essenza dei personaggi standard. Ennesima missione incompiuta. Perchè a furia di rimaneggiare, non rimane altro che un chick-flick minore, ante-litteram e nemmeno così apprezzabile dal pubblico a cui si rivolge prevalentemente. Ma Josh Krasinski è una punta di diamante e Ginnifer Goodwin bella come poche altre volte.
Episodio minore e quasi conclusivo di una variante, il chick-flick, che impreversa da qualche decennio nella commedia romantica americana, figlia ilegittima e non riconosciuta della comedy british con un taglio da celebrità ad alto-budget tra Wall Street e gli avvocati di Ally McBeal, senza dimenticare le solite riviste patinate di moda e il ricordo dei mitici anni della laurea, magari addolcendo la pillola del brutto "anatroccolo" e inserendo un matrimonio tanto glamour ma poco chic. Questo è quanto. Questo è "Something Borrowed". E' forse un concentrato parziale, annacquato, ma anche un congedo, un'attestazione della morte del genere. Ne seguiranno altri ancora per decenni e decenni, ma la pellicola firmata da Luke Greenfield è il punto di non-ritorno, il ribaltamento del clichè che smaschera e non è in grado di proseguire un discorso diverso, la storia amorosa che non segue il pubblico nè lo addomestica, ma lo costringe a confrontarsi con un intreccio, vuoto come al solito, si intenda, lontano da quello che richiede a gran voce. Perchè tanto la definizione dei caratteri quanto la narrazione con lieto-fine o presunto tale fanno di tutto per allontanarsi dalle solite didascaliche tipizzazioni offerte dai copioni in un numero incredibile di commedie romantiche di ogni generazione. Il paradosso è che questo stravolgimento (con il personaggio gay che non è gay, la bellona che non è crudele, la ragazza acqua e sapone che tira fuori la sua femminile rapacità pregressa, il piacione che non è un palestrato pompato e pomposo ma un insicuro che cerca l'approvazione della madre) non aiuta ad innalzare il livello qualitativo, anzi, nonostante sia un tentativo apprezzabile e coraggioso, mostra come un'evoluzione non sia accettata dal pubblico fidelizzato, che ha rigettato l'angolazione fuori dagli standard della pellicola. In questo senso, "Something Borrowed" è stato una chiave di svolta. Ha evidenziato i luoghi comuni, triti e ritriti, del genere, ma ha anche chiarito come un'innovazione, di per sè, non sia la scelta giusta o più produttiva. E il chick-flick non può che continuare nel proprio alveo del già visto, in una società che si allontana dal mondo affine alla soap-opera e che preferisce ridere di e con le donne, come di e con gli uomini. Interessante è la performance di John Krasisnki, non acaso il personaggio più empatico con il pubblico, mentre sprecata e svalutata è la composta bellezza di Ginnifer Goodwin, tra le più intriganti attrici finora più sfortunate di Hollywood. Colin Egglesfield è statico e non adatto al genere, mentre la vedette Kate Hudson si concede il lusso di interpretare l'ennesima variazione del suo personaggio usuale.
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