Magazine Cinema
7 su 10
L'anno scorso c'era stato "Tra le nuvole" e aveva conquistato per il suo tono crudo e in bilico tra commedia e dramma sociale, con un cast notevole e un regista, Jason Reitman, incisivo, nel pieno della crisi economica. A distanza di un anno, ma con una situazione non molto difforme in termini monetari, arriva una versione in parte assimilabile, in parte differente dalla pellicola precedente. "The company men" è classico, poco commerciale e molto lineare. Non usa il carattere brillante per conquistare, nè propone una visione sensuale e cinica riguardante i personaggi (che sono di una freddezza raggelante), ma è un film profondamente pessimista, molto più vicino al disfacimento del "sogno americano" e ad una rappresentazione asciutta, quasi documentaristica della realtà, che segue il cinema classico, depurato dell'onda di patetismo (nel senso migliore del termine) di quella fase. E' un film misurato, per nulla gridato, ma non per questo meno riuscito. Solo che alla fine, la sovrapposizione dei tre personaggi non risulta amalgamata del tutto, e la sceneggiatura non riesce a creare quell'atmosfera intensa delle pellicole che lo hanno preceduto. Niente di grave, anzi una scelta precisa di descrizione asettica della realtà con occhio lucido e poca importanza dell'elemento melodrammatico. Il film, per questo, d'altronde, potrebbe non convincere una parte del pubblico moderno, smaliziato e connaturato a "generi" facilmente riconoscibili. Con un gran cast che vede un Ben Affleck rinascere (o meglio prendere vita) anche nel ruolo di attore, un Chris Cooper intenso e un Tommy lee Jones oggettivamente più limitato da un personaggio non appassionante, il film di John Wells ha il coraggio di essere un atto di accusa e un film "sociale" nella sua dimensione più compiuta, ma manca del pathos necessario a coinvolgere e indignare. Le scelte musicali non spiccano per originalità, ma sono dignitose, mentre la resa estetica, nella fotografia (e nell'articolazione della macchina da presa) è complessa e poco avvezza a facili compromessi commerciali.
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