Prequel di un fumetto Marvel trasposto per la prima volta al cinema nel 2000 e che ha avuto una moltitudine di ramificazioni, passando dalla trilogia centrale a cura di Bryan Singer e Brett Ratner, fino allo spin-off su Wolverine di Gavin Hood, "X-men: L'inizio" è certamente tra i migliori risultati raggiunti nella serialità omonima, ma non è esente da difetti evidenti di inquadramento complessivo dei personaggi e di stabilità narrativa. Il nuovo director, Matthew Vaughn, non brilla per personalità, anche se garantisce un tocco retrò e una fine eleganza tutta british. L'arma vincente è rappresentata dal cast e in particolare da uno splendido duetto in odor di bromance tra James McAvoy (Professor X) e uno stupefacente Michael Fassbender (Magneto). Fuori dalla spettacolarità hollywoodiana fine a sè stessa, "X:men : L'inzio" cerca di porsi come antitesi naturale agli eroi monodimensionali di tanto cinema da supereroi giunto in sala. E ci riesce, nonostante qualche sbavatura.
Le potenzialità della saga "X-men" sono tra le più forti della produzione fumettistica adattabile su grande schermo. La complicazione psicologica, il dissidio tra accettazione e rifiuto sociale, la contrapposizione interna alle due fazioni, la molteplicità dei personaggi in continua evoluzione, ne fanno un perfetto canovaccio narrativo da sviluppare seguendo diverse strade. Proprio per questo, in poco più di dieci anni, ben 5 film legati alla saga sono giunti a noi, adottando, di volta in volta, prospettive nuove, riuscite o meno (penso al terzo capitolo della trilogia diretto da Ratner). Ma la proliferazione di film sugli "X-men" ha anche svuotato e limitato l'appeal di mercato e l'eccezionalità delle storie e dei personaggi del fumetto. "X-men: l'Inizio" ha il merito di riportare in auge la centralità della scrittura rispetto all'azione, e di impreziosire il tutto con uno dei cast migliori di sempre per un film di supereroi, curando in modo certosino il look vintage dei personaggi e inserendoli in un contesto storico abbozzato ma preciso. In questa perfetta confezione esterna, viziata forse dalla mano inesperta di Vaughn, chiamato a mettere a fuoco l'intera produzione in termini relativamente brevi, con alle spalle film ad impatto zero e qualche produzione big piuttosto defilata ("Stardust"), più volte viene meno un lavoro adeguato di narrazione, nonostante non via siano difetti sostanziali, quanto più una volontà di concatenazione spazio-temporale eccessiva, arrivando a dare uno spazio esiguo a characters di contorno (penso al personaggio di Kevin Bacon) che sono privati di caratteristiche imprensindibili in un film di genere, legato ad un'ottica manichea piuttosto marcata. E così il duo Professore X e Magneto diventa il motore fondamentale della pellicola sotto un profilo narrativo (come è giusto che sia), ma anche per quanto concerne la resa psicologica, grazie alla forza mascolina e vitrea di Fassbender, uno dei più bravi inyterpreti del panorama attuale e alla spigliatezza di un sempre discreto James McAvoy. Il loro rapporto è l'elemento di punta del film. Il resto del cast è di supporto, con alcune eccezioni. Perfetta è la giovane (e già canditata all'Oscar) Jennifer Lawrence che riesce a dare al personaggio di Mystica un approfondimento curato, così come Nicholas Hoult nel ruolo di Bestia. Invece sono fuori forma la "Mad Men" January Jones che non riesce a convincere mai del tutto e un'insipida Rose Byrne (di solito molto in forma).