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Il documentario su Banksy, di Banksy, con Banksy, presenza invisibile, camuffata. E' il prodotto, sempre che sia la definizione adatta, più atipico dell'anno e probabilmente l'operazione più intelligente che si potesse mai creare attorno ad un personaggio così sfuggente e ambiguo. Per chi non lo sapesse, Banksy è un vero artista da strada, ma al contempo è la figura più controversa della sua generazione. Non ci sono foto che lo ritraggono, nè fermi ufficiali nonostante l'attività poco ortodossa. Non ci sono interviste, nè discussioni realistiche sulla sua vera identità. L'uomo che si nasconde, incappucciato nel film, è una sorta di "maschera", un simbolo della provocazione e del condizionamento di massa, prima di essere una persona reale. E Banksy gira un documentario su sè stesso, che ben presto prende la strada del mock, in cui il confine tra realtà e fantasia viene meno, continuamente. Chi sarà Guetta, il Mr. Brainwash del film? E' una persona o un personaggio? La realtà è quella argomentata dall'inizio (con tanto di videocamera amatoriale e una serie di nastri raccolti dal 1999), in relazione all'apogeo della street art come movimento anticonformista, oppure è una realtà ricostruita, pensata per lo schermo, in cui i personaggi stanno continuamente al gioco? Se il trailer del film, presentato al Sundance, è stato un viral capace di conquistare la rete, questo film non è in grado di dare alcuna risposta realistica e accertata. E' un'operazione che riflette sull'arte e arriva alla sua negazione, con la critica alla capitalizzazione, ma anche con l'impossibilità metaforica di una conoscenza. Così come gli stencil di Banksy, i "rats" e tutte le figure allegoriche che ne sono espressione, il film non offre una visione accettabile e coerente, crea fenomeni inesistenti e sottrae la verità, continuamente, al conoscibile. E' una grande baracconata di storie, senza un vero fine. E questo è il suo pregio più grande. E' un documentario che può far storcere il naso, ma Banksy non mira certo a conquistare, bensì a problematizzare il semplice e semplificare il complesso, evitando di dare una chiave. Brutale, ma coerente con la propria etica artistica.
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