Review: The Hunger Games (2012)

Creato il 16 maggio 2012 da Kurtelling

Una piccola grande sorpresa, o per meglio dire una rivelazione che segna la corrente stagione cinematografica, un enorme successo di botteghino in tutto il mondo, ma soprattutto negli states, un film incisivo ed interessante, tutto questo è The Hunger Games.

Lo stesso soggetto, riadattato dal romanzo omonimo di Suzanne Collins, è o perlomeno sembra a prima vista qualcosa di già visto: un futuro non troppo lontano, un’enorme separazione tra classi sociali, da un lato sprechi ed eccessi di ricchi ed egocentrici borghesi, dall’altro un popolo che vive nella miseria una vita di stenti, e di terrore. I riferimenti qui si sprecano, se in modo originale la classe ricca ci ricorda in molti modi gli aristocratici francesi della corte di Versailles nel ’700; per certi versi la classe povera ci rimanda agli schemi di un orribile periodo nazista nei confronti del popolo ebreo. L’epicentro del racconto è il reality show che tutti temono gli Hunger Games.

Per i giochi che vengono tenuti una volta l’anno, ognuno dei dodici distretti che raccolgono la classe povera estrae a sorte i nomi di un uomo ed una donna per la partecipazione al terribile evento. I 24 partecipanti si sfideranno all’ultimo sangue, e solo uno di loro sopravviverà e sarà il vincitore della propria vita; e non ci vuole fin dall’inizio un colpo di genio per capire che sarà la nostra protagonista ad uscirne vittoriosa, Katniss Everdeen, saggiamente interpretata da Jennifer Lawrence.  Forse un pregio o forse un difetto, la linearità e la prevedibilità degli eventi aiutano però la leggerezza dell’insieme della pellicola, ed è punto a suo favore, l’esplorazione dell’umanità, sotto ogni sua forma, dall’idiozia alla volubilità, dal coraggio alla paura, alla speranza.
Come molte pellicole, The Hunger Games esplora la questione: cosa saresti disposto a fare per sopravvivere? Ma al contrario delle altre riesce non solo nell’intento di coinvolgere lo spettatore con intensità, ma anche con una sorta di introspezione. Suzanne Collins crea un eroe, come quelli dei film “di una volta” che abbiamo sempre amato, quelli che ti coinvolgevano dal primo istante, con semplicità, in modo avvincente.

Oltre tutto ciò si spreca l’azione dei personaggi, la maggior parte tutti di contorno alla protagonista, lo stesso regista riesce a trasmettere la giusta adrenalina con giochi di ripresa, talvolta fastidiosi, ma che riescono nel loro intento. Inutile soffermarsi sulle prestazioni del cast, convincente come già detto la protagonista, Jennifer Lawrence, divertenti Woody Harrelson, Elizabeth Banks e Stanley Tucci, al contrario Josh Hutcherson al limite del possibile, niente di più niente di meno di quanto abbia mai fatto. Gary Ross che di sceneggiature se ne intende, adatta abilmente il romanzo e dirige, la sua terza pellicola, da considerarsi la sua migliore, anche perché rischiosa, regia. Un ottimo film, il cui successo per una volta lo si può dire di un film al primo posto del botteghino, è giustificato. Non ci resta che aspettare il prossimo capitolo della trilogia con il fiato sospeso.

voto: 9 


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