The Lady, la vera storia del premio nobel per la pace 1991, Aung San Suu Kyi, by Luc Besson. Quest’ultimo è -più o meno- riuscito nell’intento di riportare nel grande schermo una grande storia come quella di Aung San Suu Kyi. “Più o meno” non è un giudizio spregiativo nè una critica, solo che a volte il film è troppo struggente; in ogni caso si avverte forte l’impegno e la passione di Luc Besson nel tradurre in Cinema questa mitica storia vera, quasi paragonabile all’impegno della stessa Aung San Suu Kyi nel suo iter politico; ovviamente sono due punti di vista diversi, ma lo ritengo un paragone interessante e fattibile.
Come sopraccitato, la pellicola a volte risulta troppo struggente, momenti che di certo non mancavano nella storia reale, ma a mio avviso Besson ha voluto sottolineare questo lato sentimentale, di cui nulla tolgo comunque. Ad ogni modo, il regista è ben riuscito a tradurre una storia vera in film: strutturato da una buona sceneggiatura, non manca una ancor più buona fotografia e interpretazione attoriale, e un’esatta colonna sonora. Il tutto ben montato, in cui vengono incastrati ottimamente immagini reali di repertorio. Queste ultime non sono eccessive e a mio parere è questo che rende ottimo il loro incastro in post-produzione, sennò sarebbe diventato un docu-film (forse non voluto e quindi uno scarso risultato).
Concludendo, volevo porvi un interessante aspetto antropologico-culturale: durante la proiezione del film ho potuto anche osservare il comportamento di alcuni individui lì presenti, tutti di originini occidentali. Questi ultimi avevano fretta che il film finisse, probabilmente per via dell’ora di cena o chissà quale strambo impegno da borghese avevano. Un aspetto che fa riflettere sulle differenze culturali, ma che si rifà anche alla storia della Birmania in quanto, nonostante stessa cultura razza e credo, una parte del popolo occidentalizzata e militarizzata, tutt’ora opprime brutamente l’altra parte. Del resto alla fine pur sempre umani.
voto: 8
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