The Winner's Curse
The Winner's Trilogy, #1
Marie Rutkoski
Bloomsbury
Inedito in Italia
Isn't that what stories do, make real things fake, and fake things real?Per una volta so esattamente come iniziare questa recensione
The Winner's Curse mi ha indotto in uno stato di crisi da lettura come non mi capitava da tempo. La cosa peggiore è che si è trattata di una crisi da lettura a scoppio ritardato. Mi ci sono voluti tre altri libri prima di rendermi conto che la Rutkoski, con Kestrel e Arin, aveva alzato così tanto il livello della narrazione e dei personaggi, che qualsiasi altro libro messo inevitabilmente a confronto con la vicinanza temporale delle mie letture, semplicemente sfigurava.
Ogni cosa mi sembrava grigia e senza speranza. Ho anche desistito dal continuare due altri libri sempre per questo motivo.
“You might not think of me as your friend,' Kestrel told Arin, 'but I think of you as mine.”
Non si tratta solo di ambientazione o personaggi. La storia è costruita in modo tale da volerne inevitabilmente sempre di più, al punto che risulta doloroso dover mettere da parte il libro. Kestrel e Arin vivono ai due diversi estremi della società.
Lei, figlia dei vincitori Valoriani. Lui, reso schiavo nella sua stessa terra. Si incontrano per caso o causalità nel corso di un'asta di schiavi. Kestrel spinta da un'impulso fa di tutto pur di aggiudicarsi Arin. Un'impulso che le costa cinquanta denari e che dimostra la veridicità della Maledizione del Vincitore.
“Arin smiled. It was a true smile, which let her know that all the others he had given her were not.”
La stessa Kestrel è turbata da questo suo gesto. Pur essendo Valoriana e cresciuta con gli ideali e il modo di pensare del suo popolo, vede con chiarezza che il trattamento riservato ai perdenti è qualcosa di sbagliato. Kestrel sembra davvero personificare il falco da cui prende il nome. Lotta contro dei legacci che la vorrebbero imprigionare. Cerca in tutti i modi di guadagnare tempo per rubare un briciolo di libertà in più prima che la sua società esiga che lei prenda una decisione: sposarsi o entrare nell'esercito.
Non cede ad una società che le vuole mettere il cappuccio e renderla cieca e indifferente a come il suo popolo tratta gli sconfitti. Eppure se prima era riuscita a destreggiarsi in questo suo mondo, l'arrivo di Arin nella sua vita la porterà a mettere il piede in fallo.
“Nothing in dreams can hurt you.”
Arin non è un personaggio facile da descrivere. Sveglio e attento a tutto quello che lo circonda, non si è mai arreso alla sua condizione. Herran appartiene al suo popolo ma ha l'intelligenza necessaria per capire che prima di poter sconfiggere il proprio nemico è indispensabile studiarlo e comprenderlo fino in fondo. Fantastico ogni dialogo tra lui e Kestrel. Ed è qui che la Rutkoski mostra tutta la sua sadicità dell'essere autrice. Seda la nostra anima da fangirl con piccole dosi che ci fanno battere il cuore e sperare sempre per qualcosa in più per poi levarcelo con un brusco gesto ben più di una volta.
Ho sofferto per Kestrel e Arin, sono rimasta in una sofferente attesa mentre li vedevo venire a patti con i sentimenti l'uno per l'altra oscurati dalla consapevolezza che il loro amore, in questo mondo, non sarebbe mai stato possibile.
È una storia di sacrifici, di consapevolezze, di giustizia e della sua mancanza ma è anche una storia di amore tra due persone che non avrebbero mai dovuto guardarsi in quel modo. Eppure quell'amore darà loro la forza necessaria di combattere per ciò che sanno essere giusto.
Perdonatemi un ultimo teaser davvero lungo ma è una delle mie parti preferite!
“Kestrel's eyes slipped shut. She faded in and out of sleep. When Arin spoke again, she wasn't sure whether he expected her to hear him. 'I remember sitting with my mother in a carriage.' There was a long pause. Then Arin's voice came again in that slow, fluid way that showed the singer in him. 'In my memory, I am small and sleepy, and she is doing something strange. Every time the carriage turns into the sun, she raises her hand as if reaching for something. The light lines her fingers with fire. Then the carriage passes through shadows, and her hand falls. Again sunlight beams through the window, and again her hand lifts. It becomes and eclipse.'
Kestrel listened, and it was as if the story itself was an eclipse, drawing its darkness over her.
'Just before I fell asleep,' he said, 'I realized that she was shading my eyes from the sun.'
She heard Arin shift, felt him look at her.
'Kestrel.' She imagined how he would sit, lean forward. How he would look in the glow of the carriage lantern. 'Survival isn't wrong. You can sell your honor in small ways, so long as you guard yourself. You can pour a glass of wine like it's meant to be poured, and watch a man drink, and plot your revenge.' Perhaps his head tilted slightly at this. 'You probably plot even in your sleep.'
There was a silence as long as a smile.
'Plot away, Kestrel. Survive. If I hadn't lived, no one would remember my mother, not like I do.'
Kestrel could no longer deny sleep. It pulled her under.
'And I would never have met you.”
La mia opinione: 5 stelle!✭✭✭✭✭Nym