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E' un lunghissimo ritorno quello di Oliver Stone. Duro più di due ore piene. Ma soprattutto, ed è la cosa peggiore, si tratta, per cercare di sbarcare il lunario, di un sequel. Non un sequel di un film qualunque, come per esempio l'ultimo "W." che non ha lasciato traccia, nonostante il ritratto di Bush W. come topic, ma di un vero cult anni 80', "Wall Strret", uno dei film più citati e più amati della sua ampia filmografia. In realtà, la speculazione è un ritratto vincente, in tempi di crisi economica reale o presunta, mediatica. E, in questo senso, la bolla della borsa di New York di qualche tempo fa, con un crollo costante delle azioni e le richiesta di un salvataggio di un numero di aziende strategicamente importanti allo stato (lo stesso è avvenuto in buona parte dei paesi occidentali), fanno intendere che non si tratti di un progetto montato lì senza criterio. Di certo, non si può dire che non miri al lucro, ma ha comunque una giustificazione nello stretto legame con la quotidianità. Gli squab, o meglio lo yuppy Gordon Gekko, un nome storico della cinematografia, non ci sono più. Il villain è un impersonale Josh Brolin, mentre Douglas, molto bravo, ha perso mordente durante gli otto anni di carcere ed è divenuto un agnellino che brama potere, ma pur sempre un agnellino, con tanto di figlio morto per droga e figlia idealista con blog di sinistra che circola sul web, interpretata da Carey Mulligan. Compare un altro personaggio, Shia LaBeouf, un borsista, e l'amara visione del primo film, è sostituita da un carattere impersonale, buono nell'anima, molto diverso da quel Charlie Sheen, costruito come un personaggio veramente contraddittorio, che opera una scelta complessa, in relazione ad un impasto narrativo molto ben amalgamato. A un certo punto Susan Sarandon si affaccia nella storia, per pochi fotogrammi, e interpreta un ruolo inutile e senza senso. Stone sembra vittima di un ottimismo cogente. L'unico personaggio che si salva dal mucchio è il vecchio borsista interpretato da Frank Langella, nella prima parte del film, che è fatto di una pasta più classica. Il resto è costruito malissimo, recitato alla meglio, a parte un grande Douglas senza piaggeria, e con una scrittura vergognosa. Ad un certo punto si cade nel ridicolo in maniera diretta, ma l'illogicità e la gratuità forzata delle scelte di sceneggiatura sono un corollario continuo e i due nuovi personaggi, Mulligan e LaBeouf sono il nocciolo dell'inconsistenza e dell'anonimato. La cosa più difficile da sopportare è che quest'ultimo se la cava meglio della prima, che perde ogni credibilità dopo la candidatura all'Oscar dell'anno scorso. Anche Gekko compare a stento. Ottima la fotografia di Rodrigo Prieto. Ma il film è un noioso esempio di fiction irrealistico e forzato, risibile e non all'altezza di un fotogrammo dell'originale.
Per leggere l'opinione sul capolavoro del 1987:
http://contactcinema.blogspot.com/2010/07/wall-street.html
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