C'è una regola che afferma che, quando si revisiona un romanzo, si dovrebbe ridurre il testo della prima stesura del 10%. Per esempio se abbiamo un totale di 300 pagine, dovremo tagliarne 30.
Come tutte le "regole", però, anche questa ha il grosso difetto di generalizzare troppo, di non tener conto dei singoli casi. Infatti, il suggerimento è basato sul fatto che chi ama scrivere tende a dilungarsi in modo esagerato, con la conseguenza di ritrovarsi con una sorta di brodo allungato nella prima stesura. La realtà non è però così semplice, perché ognuno ha il suo modo di esprimersi e, se è vero che c'è chi in fase di revisione deve tagliare, c'è anche chi dovrebbe sforzarsi di arricchire quello che ha scritto, perché il testo è povero e meriterebbe sviluppi più ampi.
Io sono del parere che una delle cose che si imparano con il tempo e che distinguono probabilmente uno scrittore in erba da uno esperto, è la capacità di dare il giusto peso alle scene, il sapere quando è necessario addentrarsi nei particolari, approfondire, scavare, rallentare il ritmo, e quando invece si può sorvolare, magari limitandosi a raccontare a grandi linee.
Questa valutazione deve tener conto di molti fattori, prima di tutto del respiro di una storia. In quanto tempo si svolgono i fatti? Se abbracciano un arco di tempo molto lungo e riguardano molte persone, con molte sottotrame e richiami al passato, va da sé che è necessario concedere ampio spazio alle varie situazioni. Se questo non è stato fatto nella prima stesura, sarà necessario tornarci e arricchire il testo.
Al contrario, dovremo renderci conto che un romanzo che gira intorno a pochi eventi e personaggi, non merita troppe pagine e approfondimenti, e forse potrebbe essere efficace una narrazione più stringata.
La mia esperienza al riguardo è stata molto varia. Quando ho scritto "I Custodi del Destino" ero in un periodo che si potrebbe definire minimalista. Mi piaceva scrivere con uno stile piuttosto sobrio, riducendo al minimo le descrizioni e le divagazioni, infatti quando ho revisionato quel romanzo ho fatto molti tagli per mantenere la narrazione abbastanza asciutta. Se oggi avessi modo di rivederlo e riscrivere delle parti, farei esattamente il contrario, sulla base di molti preziosi suggerimenti di chi l'ha letto e tenendo conto dell'esperienza fatta successivamente con gli altri due romanzi. Posso dire oggi di aver capito che c'è un momento per tagliare e uno per aggiungere, e molto più spesso va fatta la seconda cosa!
C'è stato però anche un periodo in cui scrivevo troppo. Per esempio in un altro romanzo rimasto incompiuto raccontavo nei minimi dettagli le giornate della protagonista, senza preoccuparmi dell'economia della storia, ovvero se quello che stavo mostrando al lettore fosse davvero rilevante. Il risultato di quel modo di fare è stato che quando ho fatto leggere a mio marito i capitoli che avevo scritto, lui mi ha detto che era noioso da morire perché non andavo mai al punto!
Questo ci riporta anche a un'altra regola della scrittura, la celebre Show don't tell. Anche in questo caso si cerca troppo spesso di generalizzare, dicendo che in un romanzo si deve mostrare piuttosto che raccontare. Ma questo è ovviamente ridicolo, perché non tutto merita di essere al centro di una scena, anzi si rischia di far venire sonno al povero lettore se gli mostriamo tutto.
Fondamentale è invece capire quali situazioni meritano una scena e quali no, quando si deve portare chi legge dentro i fatti e quando si deve solo raccontare. In definitiva, in fase di revisione, ancora una volta bisogna riprendere in mano il nostro scritto e analizzarlo per capire cosa merita maggiore attenzione e cosa va invece eliminato senza pietà.
Cosa interessa al lettore?
La domanda più importante da porsi è questa: quali momenti della storia susciteranno maggiore attenzione da parte del lettore? Dovremo individuare tutte quelle situazioni che chi legge vorrebbe fossero trattate con più dettagli. Sono i momenti di svolta della trama, i colpi di scena, gli eventi significativi per i personaggi. Questi momenti necessitano sicuramente di scene specifiche e sarebbe una grande delusione per il lettore se ce la cavassimo con poche righe.
Ci sono poi altre situazioni che richiedono una certa cura: sono quelle dove si deve prolungare tensione e suspense. Anche qui il lettore resta male se abbiamo trattato la cosa in modo rapido, risolvendo subito il problema o svelando un mistero troppo presto. In questo caso è anche necessario a volte rallentare il ritmo, dilungarsi sui dettagli, introdurre subplot, flashback o scene quotidiane. Ci sono contesti in cui persino i gesti più semplici assumono un notevole rilievo e contribuiscono ad accrescere la tensione.
Insomma, sono tutte situazioni da sfruttare al massimo, con un'accurata drammatizzazione. E dobbiamo tener conto che, anche se una scena di per sé non contribuisce allo sviluppo della trama, non manda avanti la storia, potrebbe comunque essere utile per dare una risonanza maggiore ad alcuni fatti più importanti e a tenere sulle spine chi legge.
E a proposito di prolungare la suspense, il grande Alfred Hitchcock ne parla in modo molto chiaro in questo video:
La prossima volta parlerò di altri tipi di approfondimenti e arricchimenti che si possono fare per migliorare il nostro romanzo.
E voi cosa ne pensate? Sapete individuare le parti su cui attardarvi e quelle su cui sorvolare?
Anima di carta