"Zero fondi e un team minuscolo per iniziare. Semplicità, trasparenza, onestà, settimana corta, niente pubblicità, meeting o business plan per continuare."
Pillole corpose per smontare alcuni miti delle imprese, un tocco di autocelebrazione a sostegno delle proprie teorie, qualche evidente provocazione e un po' di faccia tosta: Rework è un libro dedicato a chi vuole fare impresa e adottare una prospettiva diversa e per molti versi stimolante, anche se forse un po' pericolosa se la si assume senza un bel po' di spirito critico.
"Nel mondo reale non funzionerebbe mai". Ve lo sentite ripete in continuazione quando parlate alla gente di un'idea originale. [...] Il mondo reale non è un luogo; è una scusa. E' una giustificazione per non provare cose nuove. Non ha niente a che fare con voi.
Ecco: questo libro emana motivazione da tutti i pori. Perchè dargli retta? Perchè loro ce l'hanno fatta. Qualsiasi obiezione vi venga in mente, questa è la loro risposta. Gli autori sono i ragazzi di 37 Signals, che tra le altre cose hanno messo su Basecamp. Qui trovi alcuni simpatici video riguardanti alcuni argomenti del libro.
L'intero ragionamento si basa sulla decostruzione dei modelli classici di business e sulla ricostruzione di modelli (anzi: un modello, il loro) più snelli. Ecco alcuni esempi.
- Il sistema? Minimalismo, appunto. Concepite un'azienda ridotta all'osso, eliminando qualsiasi costo fisso che non sia davvero irrinunciabile.
- La pianificazione? E' indovinare (alla facciazza del business plan).
- Il Team? Lasciate perdere gli ammalati di lavoro, fate meno outsourcing possibile e non avventuratevi in progetti troppo lunghi da realizzare e per i quali ci vorrebbero risorse che al momento non avete. Stabilite un epicentro: concentratevi solo sul prodotto o servizio, che sia davvero innovativo e utile e la pubblicità verrà con il passaparola.
- E i clienti? Lasciateli pure andare se vi costringono a fare modifiche alla vostra azienda su misura per loro (e non su misura per voi).
Ok. Non fatevi prendere da facili entusiasmi: non tutto è oro ciò che luccica e la loro tesi ("la prova della validità del nostro metodo è il nostro successo") comunque è un po' debole, anche se colpisce.
Primo: sono un'azienda di software e questo riduce la validità ecumenica di alcune loro affermazioni: non tutte le aziende potrebbero prendere alla lettera tutto ciò che sostengono, anche se molti principi esposti sono validi.
Secondo: ci sono tantissimi imprenditori che hanno avuto un'ottima idea, avviato una azienda di successo, e però al secondo tentativo con un'altra idea hanno fatto un fiasco clamoroso. Pensate ad esempio alla Bic: successo strepitoso con le penne da comprare ovunque, anche dal tabaccaio, e un flop epocale con i dopobarba.
Terzo: il business plan non è un accessorio. In molti casi è necessario (e in altrettanti anche molto utile).
Alla base del loro successo c'è, prima di tutto, avere avuto l'idea giusta al momento giusto. Stop. Ma come ogni azienda di successo crea una mitologia. E va bene così. "Eravamo in tre, abbiamo avuto un'idea forte, e 3 milioni di persone hanno cominciato ad usare il nostro prodotto, in 5 anni siamo diventati un'azienda di 16 persone sparse in 3 continenti". Interessante, vero?
Detto questo: trovo molto utili buona parte delle loro affermazioni ( "Le riunioni sono tossiche", ad esempio) e apprezzo molto l'invito a immaginare aziende agili che buoni prodotti e una visione del lavoro non come fatica e abnegazione, ma come creatività e benessere. Il libro, inoltre, spiega bene alcuni concetti che si possono adattare a diverse situazioni (non a tutte, però, come ho premesso).
Meno è meglio. Diversamente dalle altre compagnie che utilizzano diversi tipi di aeroplani, Southwest impiega solo Boeing 737. Di conseguenza, tutti i piloti, tutto il personale di cabina e tutto il personale di terra possono operare su qualunque volo.
Le risorse limitate non sempre sono un male. Perchè obbligano a pensare creativamente e a limitare gli sprechi. E, come nel caso riportato, a trasformare un possibile difetto in un punto a proprio favore.
Come promuoversi?Tutte le aziende hanno dei clienti. Le aziende fortunate hanno dei fan. Le aziende più fortunate hanno un pubblico.
La prassi aziendale, fino a non molto tempo fa e in diversi casi anche ora, è stata quella di investire molti danari in campagne pubblicitarie su media tradizionali per raggiungere i consumatori. Ma è un sistema che non funziona sempre ed anche è molto costoso.
Da qualche tempo- e internet questa approccio lo favorisce tantissimo- le aziende non reclamano attenzione: creano contenuti che attirino clienti. Ed è questa la via che hanno intrapreso i ragazzi di 37signals.
Allora costruitevi un pubblico. Parlate, scrivete, tenete un blog, usate un social network, create dei video, qualunque cosa. Mettete in comune informazioni preziose e vi costruirete lentamente, ma sicuramente, un pubblico fedele. Poi, quando dovrete lanciare il vostro messaggio, le persone giuste saranno già in ascolto.
Perchè consiglio leggerlo? Secondo me è utile a tutti coloro puntino alla vendita di prodotti/servizi lowcost di largo consumo (quindi per certi versi è quasi speculare al libro La mucca viola di Seth Godin), per i quali il taglio drastico dei costi superflui e l'utilizzo di processi snelli e facilmente replicabili è estremamente vitale. E poi il taglio del libro è fresco e agile. Si legge con piacere, ma leggetelo cum grano salis.
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