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ri-nominarsi

Da Suddegenere

Costretto dalla necessità di apportare riforme legislative, perché sollecitato (nonchè condannato) dalla Corte Europea dei diritti umani, il governo italiano si esprime proponendo questa perla:

<< Il figlio assume il cognome del padre ovvero, in caso di accordo tra i genitori risultante dalla dichiarazione di nascita, quello della madre o quello di entrambi i genitori >>. questo, quanto contenuto nella bozza del ddl sul cognome materno, che senza dubbio andrebbe letto per intero.

 L’estratto riguardante “l’accordo tra i genitori” inteso come  condizione (essenziale?) per l’assunzione del cognome materno mi lascia però  pensare quanto questo ddl riesca ad assomigliare ad uno sfregio, ad uno schiaffo in piena faccia, rispetto a cui in tutta sincerità avrei preferito niente.

 Ma possibile che su questo punto (come così per altri che ci riguardano, in verità) non si riesca a pronunciarsi chiaramente e in maniera netta? Non  si vuole proprio compromettente la relazione  che lega a filo doppio il potere di chi amministra, con il potere più grande, quello  occulto (ma non troppo), quello cui fanno comodo rapporti millenari di sottomissione, che usa alienare diritti come se tutto fosse naturale, su un piano squisitamente misogino/maschilista che ha tanto a che fare con la morale cattolica ma che in realtà trova terreno fertile ovunque, per evitare a tutti i costi il cortocircuito con la cultura patriarcale?

Cosa fare in caso di disaccordo dei genitori? Mi pare di aver capito, che ancora non lo sappiano. Oggi, discutendone amabilmente con mio marito,  mi ricordava di non aver dovuto mostrare alcun documento nel quale dichiaravo espressamente la mia volontà di far assumere al bambino appena nato il suo cognome. 

Resta comunque il fatto che il cognome che potrei far assumere a mio figlio rimarrebbe SEMPRE un cognome di provenienza maschile ( sarebbe quello di mio padre, o di mio nonno, o di un bisnonno e così all’infinito). Dal punto di vista simbolico, nel mio personale immaginario, non ne usciremo fuori finchè qualcuna ( particolarmente coraggiosa, che abbia  a cuore questo discorso, che non soffra di nostalgia e non se ne sentirebbe sradicata) non deciderà un giorno di trovarselo da sé, un cognome. Uno “nuovo”, nuovo di zecca.

<<E un giorno forse , quando ogni cordone ombelicale sarà creduto reciso, lei ritornerà a me sul filo di una storia e nella memoria di quel racconto capirà che nella vita non si nasce solo una volta.

Quel giorno diremo a voce alta il nostro nome per intero, e raccontare non sarà mai più un gioco da bambini.>>  da Michela Murgia, Altre Madri

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